Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Jeff Nichols
Fotografia: Adam Stone
Montaggio: Julie Monroe
Scenografia: Elliott Glick
Costumi: Kari Perkins
Musiche: David Wingo
Usa, 2012 – Drammatico – Durata:130’
Cast: Matthew McConaughey, Tye Sheridan, Jacob Lofland, Reese Witherspoon, Sarah Paulson, Sam Shepard, Michael Shannon
Uscita: 28 agosto 2014
Distribuzione: Movies Inspired

 Lungo il fiume

Doveva essere l’esordio dietro la macchina da presa per Jeff Nichols, ma il destino ha voluto che Mud arrivasse sugli schermi per terzo. Dirigere un film interamente ambientato in Arkansas per uno nato e cresciuto a Little Rock prima di andare a farsi le ossa cinematograficamente parlando presso l’Università del North Carolina, del resto sarebbe stato un plus ultra. Ma se le cose fossero andate in quella direzione, oggi forse non parleremmo con toni tanto entusiasti del regista statunitense. Il se è d’obbligo, perché il talento c’è e c’era già nel 2007 all’epoca del debutto e insieme anche tutto il resto delle qualità che ogni regista dovrebbe avere nel proprio portfolio. Per fortuna il destino ha voluto, invece, che Nichols non sia riuscito nell’impresa, dovendo ripiegare (per così dire) su altre due pellicole indipendenti come Shotgun Stories e Take Shelter, che lo hanno fatto conoscere a livello internazionale grazie ai numerosi riconoscimenti ottenuti nel circuito festivaliero e alle recensioni più che positive raccolte tra gli addetti ai lavori.
Quanto di ottimo mostrato nei due film precedenti, soprattutto nel secondo, lo ha di fatto messo nelle condizioni di guadagnarsi un’attenzione e un rispetto tali che, per quanto ci riguarda, un Mud non gli avrebbe mai dato. Non che si tratti di una prova incolore, capiamoci bene, ma decisamente sbiadita e provvista solo in minima parte della forza visiva e della solidità drammaturgica espresse nell’opera prima e seconda. Quella scritta e diretta nel 2012, presentata in concorso in quel di Cannes e nelle sale nostrane a partire dal 28 agosto con Movies Inspired, è un bel passo indietro per il cineasta americano, qui alle prese con una dramma sentimentale che scorre come il fiume lungo il quale è ambientato, ma che nel suo fluire trova non poche battute d’arresto.
Mud è l’avventura di due ragazzi, Ellis e il suo amico Neckbone, che incontrano un ricercato nascosto su un’isoletta del Mississippi, e fanno un patto con lui per aiutarlo a ritrovare la donna amata e fuggire. Sinossi alla mano è facile individuare la chiave dominante squisitamente romantica in un plot che per sopravvivere si vede costretto ad allargare gli orizzonti del racconto al romanzo di formazione e a quello generazionale, ma anche negli ultimi più riusciti frangenti a qualche folata di azione che tinge di rosso sangue il tutto, per non perdere attrito con il fruitore. Nichols mette ancora una volta tanta carne al fuoco, ma a differenza di quanto accaduto ad esempio con Take Shelter, qui non tiene bene la cottura. I trenta e passa minuti finali riportano a galla un’opera altrimenti incapace di calamitare a sé l’attenzione della platea di turno per i restanti cento che occorrono a coprire l’intera durata; una platea altrimenti chiamata a misurarsi con un film che ha nelle ambientazioni selvagge fuori tempo dell’Arkansas e nel cast i soli motivi di attrazione. Filmare luoghi a lui familiari è servito quantomeno a personalizzare la pellicola, che di originale e inedito ha poco e niente. Riferimenti cinematografici e letterari sono alla base dello script e servono all’autore per dare corposità e sostanza alla scrittura e alla sua trasposizione, a cominciare dall’ambientazione fluviale percorsa da giovani protagonisti e ai temi del sacrificio e del perdono che riportano alla mente “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain, per finire con il cinema di Sam Peckinpah. Peccato che a conti fatti tanto la storia quanto le sue dinamiche (alcune piuttosto facili da sembrare scorciatoie narrative) emozionino solo quando sono gli attori a spingere l’acceleratore: Matthew McConaughey nel ruolo del fuggitivo porta a casa un buon voto in pagella, anche se non all’altezza delle magnetiche performance regalate in Killer Joe o in Dallas Buyers Club, così come Reese Witherspoon in quello di Juniper è intensa e partecipe ma lontana anni luce dalla June Carter Cash di Quando l’amore brucia l’anima. I promessi sposi della situazione però passano in secondo piano e con essi i rispettivi personaggi, messi in ombra dalle convincenti prove dei giovanissimi Jacob Lofland e Tye Sheridan, quest’ultimo in particolare si era già messo in evidenza con The Tree of Life (mentre con il successivo Joe si aggiudicherà il premio come miglior attore emergente alla 70esima Mostra di Venezia).
Da parte sua, il regista americano non trova come nei precedenti il giusto equilibrio tra direzione degli attori e messa in quadro, con la prima che finisce con il prendere il sopravvento su una regia più classica e meno votata alla sperimentazione. Ne viene fuori un compromesso che permette a Nichols di strappare una mera sufficienza, di quelle che lasciano l’amaro in bocca se si pensa a quanto in realtà sia in grado di offrire allo spettatore dei suoi film.

Voto: 6 e ½

Francesco Del Grosso