Scheda film
Titolo originale: Difret
Regia e Sceneggiatura: Zeresenay Berhane Mehari
Soggetto: basato su una storia vera
Fotografia: Monika Lenczewska
Montaggio: Agnieszka Glinska
Scenografie: Dawit Shawel
Costumi: Helina Desalegn
Musiche: David Schommer e David Eggar
Etiopia/USA, 2014 – Drammatico – Durata: 99′
Cast: Meron Getnet, Tizita Hagere, Harege Woin, Shetaye Abreha, Mekonen Laeake, Meaza Tekle
Uscita: 22 gennaio 2015
Distribuzione: Satine Film

Sale: 18

La loro Africa
La giovanissima Hirut (Tizita Assefe) mentre si reca a scuola viene rapita da un gruppo di uomini a cavallo, capeggiato dal suo aspirante sposo Tadele, e da lui stesso violentata nottetempo.
Dove e quando siamo? Non è un quiz: ci troviamo in Etiopia, appena fuori Addis Abeba, curiosamente ai giorni nostri.
La ragazzina riesce però a fuggire e, imbracciato un fucile dei suo sequestratori, spara all’uomo uccidendolo. Arriva la polizia e come al solito non sistema le cose, poiché Hirut si è cacciata suo malgrado in un grosso guaio: pur avendo agito per legittima difesa, rischia da una parte la morte per mano dei famigliari del defunto e dall’altra il carcere a vita. Meaza Ashenafi (Meron Getnet), un’avvocatessa di ANDENET, un’organizzazione di sole donne che offre assistenza legale a chi non potrebbe permettersela, viene a sapere della vicenda e, tra mille difficoltà, cercherà di aiutarla…
Ci sono film che travalicano l’aspetto artistico, poiché resi necessari dall’urgenza della denuncia, e che meritano di esistere solo per l’idea(le) e il coraggio (appunto, “difret”) che li muovono, al di là del risultato.
Difret, basato sulla vera storia di Meaza Ashenafi (insignita nel 2003 del The Hunger Project Prize, il premio Nobel africano), ed imperniato sul contrasto tra la legge di un paese e le tradizioni che lo hanno sostenuto fin lì, è uno di questi.
Penalizzata dalla regia acerba di Zeresenay Berhane Mehari (etiope da quindici anni negli Stati Uniti con all’attivo solo il corto Coda e una piccola esperienza di produttore) e, ahinoi, dal solito doppiaggio piatto che non riesce a lasciare in pace pellicole di tal fatta, la pellicola supera appena la soglia della sufficienza soltanto per il tema purtroppo sempre attualissimo di cui tratta.
Caratterizzato da molte cesure, alcune delle quali poco comprensibili e non proprio di stampo cinematografico (come quella durante l’inseguimento di Hirut e Meaza da parte dei sodali di Tadele), Difret per una certa rozzezza della messinscena ci riporta alla mente, anche per l’ambientazione africana e l’urgenza dell’argomento, Un’arida stagione bianca di Euzhan Palcy.
La bravura della giovane protagonista Tizita Hagere e della coprotagonista Meron Getnet, attrice, poetessa e drammaturga etiope, si scontra però troppo spesso con una realizzazione che non si scosta molto da una matrice eccessivamente televisiva.
Il nome di Angelina Jolie, qui produttrice esecutiva e già impegnata da tempo sul fronte dei diritti umanitari, contribuirà a portare la gente in sala ed a promuovere i nobili ideali di una pellicola che purtroppo vale molto meno di ciò per cui si batte.

Voto: 6 e ½

Paolo Dallimonti