Scheda film
Titolo originale: Escobar: Paradise lost
Regia e Sceneggiatura: Andrea Di Stefano
Soggetto: Andrea Di Stefano e Francesca Marciano (ispirato a fatti realmente accaduti)
Fotografia: Luis David Sansans
Montaggio: David Brenner e Maryline Monthieux
Scenografie: Carlos Conti
Costumi: Marylin Fitoussi
Musiche: Max Richter
Suono: Alessandro Rolla
Francia/Spagna/Belgio/Panama, 2014 – Drammatico/Thriller – Durata: 120′
Cast: Benicio Del Toro, Josh Hutcherson, Claudia Traisac, Brady Corbet, Carlos Bardem, Ana Girardot, Tenoch Huerta
Uscita: 25 agosto 2016
Distribuzione: Good Films

Il signore del male

Nick (Josh Hutcherson) a cavallo degli anni novanta raggiunge il fratello Dylan (Brady Corbet) in Colombia per aprire un chiosco sulla spiaggia. Ha però la cattiva idea di fidanzarsi con Maria (Claudia Traisac), nipote di Pablo Escobar (Benicio Del Toro), il noto narcotrafficante colombiano, per molti un santo, un benefattore ed un patriota, per il resto del mondo un pericoloso e feroce criminale…
Il film di debutto di Andrea Di Stefano passò alla Festa del Film di Roma nel 2014, dove ci impressionò positivamente, soprattutto per le interpretazioni, tra tutte quella di Benicio Del Toro che incarnava il lato demoniaco del personaggio – ricordiamo realmente esistito – Pablo Escobar ed anche per la tensione, spesso altissima come nel finale, che riusciva ad ottenere sul grande schermo. Il problema è che da allora ad oggi Netflix ha prodotto l’ottima serie Narcos, di cui a giorni sono attesi i nuovi episodi, che dipinge un Escobar assolutamente attendibile: feroce, dis-umano, ma maledettamente reale. Mentre un agente dell’FBI ed uno locale gli danno la caccia, scorre la storia di una Colombia sinistramente simile alla Sicilia di quegli stessi anni, quella della Palermo come Beirut in cui i giornali contavano ogni giorno i morti, mentre Escobar nel suo paese metteva bombe a tutto spiano in una parallela guerra allo stato, quello stato che cercava di combatterlo in tutti i modi ed ogni giorno perdeva, dovendo arrivare addirittura ad una trattativa, lì palese, mentre qua da noi finora solo ipotizzata.
Di fronte al Pablo Escobar dello stupefacente e “vero” Wagner Moura (i due Tropa de Elite e Trash), quello di Benicio Del Toro sembra un delirante demone sbucato da qualche inferno, votato all’auto- ed ovviamente etero-distruzione che però alla lunga finisce per scadere nel solito cattivo da operetta.
La suspense in entrambi i lavori è altissima, tanto che nella serie prodotta da José Padilha si ha spesso la tentazione di andare a leggere le vicende storiche colombiane per capire chi (e se) se la caverà, mentre nel film di Di Stefano, raccontando una storia comunque vera, ma privata ed alquanto romanzata, lascia lo spettatore in balìa della narrazione, tutto sommato funzionando pure.
Se vi capiterà di guardare una foto del vero Pablo Escobar, potrete scoprire come questi abbia il volto dell’uomo comune, più simile ad un Lello Arena, per dire, che ad una bestia fuoriuscita dall’inferno. Per questo Escobar funziona a metà, poiché oltre alla storia del ragazzo comune in un gioco più grande di lui alla fine sembra aver eccessivamente romanzato anche quella del suo antagonista, purtroppo realmente esistito ed impregnato di un orrore naturale, semplice, vero.

Voto: 6

Paolo Dallimonti