Scheda film
Titolo originale: Kingsman: The secret service

Regia: Matthew Vaughn

Sceneggiatura: Matthew Vaughn, Jane Goldman

Fotografia: George Richmond 

Montaggio: Conrad Buff, Eddie Hamilton, Jon Harris 

Scenografie: Paul Kirby 

Costumi: Arianne Phillips

Musiche: Henry Jackman, Matthew Margeson 

G.B., 2014 – Commedia/Azione/Avventura – Durata: 129′

Cast: Colin Firth, Michael Caine, Taron Egerton, Samuel L. Jackson, Mark Strong.

Uscita: 25 Febbraio 2015

Distribuzione: 20th Century Fox

AAA cercasi urgentemente agente segreto
In attesa del prossimo capitolo cinematografico della saga di James Bond, dal titolo provvisorio Spectre, continuano a proliferare sul grande e piccolo schermo film che si rifanno in maniera seriosa o parodistica alle avventure dell’intramontabile agente segreto britannico. Ultimo in ordine di apparizione a rispondere all’appello è il nuovo lavoro dietro la macchina da presa di Matthew Vaughn, Kingsman – Secret Service, che tra i due approcci alla materia sceglie di sposare il secondo, puntando su un plot che rielabora con uno humour travolgente il modello al quale si fa riferimento da qualche decennio a questa parte quando si pensa allo 007 per antonomasia. Ma più che di parodia, qui sarebbe meglio parlare di action comedy in odore di spy story, con un DNA simile a uno Stormbreaker, piuttosto che alle trasposizioni demenziali alla Austin Powers o alla Johnny English.
La linea portata avanti da Vaughn è, infatti, vicinissima a quella percorsa in precedenza dal collega Geoffrey Sax nella pellicola del 2006, con la quale Kingsman ha non poche analogie, ma per fortuna non i medesimi esiti. A parte l’ambientazione londinese, l’addestramento paramilitare, la minaccia tecnologica da sventare architettata dal folle miliardario di turno (una sim card che provocherà l’estinzione della quasi totalità del genere umano scatenando la furia omicida della massa, mentre nel film di Sax la minaccia era rappresentata da un super computer programmato per dare vita a una catastrofe su scala planetaria), il ricco arsenale di gingilli letali in dotazione e l’adolescente come protagonista, il risultato è distante anni luce, con il film di Vaughn che viaggia su alt(r)i livelli.
Per farlo il regista prende in prestito un fumetto di Mark Millar e lo trasforma in uno spassoso e irresistibile blockbuster high tech, capace di intrattenere la platea sia dal punto di vista spettacolare (la fuga dall’appartamento in stile parkour, il lancio con il paracadute, l’inseguimento automobilistico in retromarcia e il finale pirotecnico) sia da quello comico, con battute al vetriolo e gag politicamente scorrette. Ciò consente al regista di andare ben oltre il prodotto di spionaggio parodistico di ultima generazione adatto a un pubblico di teenager, rianimato dalle cadenze veloci di un burlesco cinema d’azione dozzinale e fine a se stesso, come nel caso del già citato Stormbreaker o ancora peggio dei due episodi di Agent Cody Banks. Fatto tesoro dell’esperienza fortunata maturata con Kick-Ass, a sua volta rielaborazione in salsa comedy del cine-comic, Vaughn gioca allo stesso modo con il filone spy story e fa centro al primo colpo.
Il segreto non sta nell’originalità drammaturgica, ma nel saper proporre soluzioni che, anche se già viste e udite, trovano comunque il modo per sorprendere lo spettatore. Di conseguenza, anche l’ingrediente apparentemente più logoro e sfruttato del suddetto filone acquista un suo perché e una nuova veste, a cominciare dalla figura del mentore che prende sotto la propria ala protettiva la giovane recluta. Si tratta di un Colin Firth in tutto e per tutto inedito nei panni di agente segreto di lungo corso very british dell’upper class, che grazie a questo ruolo conferma non solo la bravura, ma una notevole versatilità. È lui la vera sorpresa di un film in grado di piazzare persino un colpo di scena quando meno te lo aspetti, nel bel mezzo di una serie di adrenaliniche coreografie marziali molto pulp (il tutti contro tutti nella chiesa e l’uno contro tutti nel pub) che richiamano stilisticamente e visivamente quelle messe in quadro da Guy Ritchie nei due capitoli di Sherlock Holmes.

Voto: 8

Francesco Del Grosso