Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Pietro Reggiani
Fotografia: Luca Coassin
Montaggio: Erika Manoni
Scenografie: Daniele Frabetti
Costumi: Ginevra De Carolis
Suono: Carlo Missidenti
Italia, 2015 – Commedia fantastica – Durata: 96′
Cast: Francesca Golia, Pierpaolo Spollon, Rolando Ravello,
Uscita: 9 aprile 2015
Distribuzione: Adagio film

I ragazzi invivibili

Lanciato come la risposta low budget a Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores, benché concepito ed iniziato qualche anno prima, il secondo ed atteso film di Pietro Reggiani, dopo il piacevolissimo esordio con L’estate di mio fratello, è un altra delirante e divertente esplorazione dell’animo di giovani protagonisti.
La dolce arte di esistere tratta l’immaginaria patologia della cosiddetta “invisibilità psicosomatica”, per la quale chi ne è affetto scompare letteralmente quando viene ignorato dagli altri, raccontando le vite parallele e molto discrete di Roberta (Francesca Golia) e di Massimo (Pierpaolo Spollon) fin dalla loro infanzia arrivando ad un’età più matura. Inutile dire che i due, accomunati dal curioso dosturbo, sono destinati ad incontrarsi… pur non senza qualche fisiopatologica difficoltà!
Gravata da varie difficoltà, la lavorazione del film ha avuto luogo nel 2012 – nel film c’è anche Salvatore Esposito, il Genny di Gomorra – La serie, diventato famoso successivamente ed all’epoca perfetto sconosciuto – richiedendo lungo tempo per il montaggio, che il regista inizialmente aveva voluto curare in prima persona, trovandosi poi costretto a rivolgersi alla montatrice professionista Erika Manoni per riuscire quindi a portarlo nelle (poche) sale nel 2015.
Quale sostegno alla narrazione, Reggiani ha voluto ampliare la voce narrante che, in corso d’opera, è diventata quella del grande Carlo Valli. Questo purtroppo però, se all’inizio conferisce al film quel buffo tono documentaristico da “Il mondo di Quark”, anche per il frequente, ironico contrasto tra le parole e le immagini, alla lunga appesantisce notevolmente il racconto, facendosi didascalica e spesso ridondante. Inoltre, se pure ha aiutato ampiamente il farsi del montaggio, finisce per allontanare troppo il risultato finale dalla dimensione cinematografica e “da sala” cui vorrebbe invece aspirare.
La dolce arte di esistere risalta anche per il suo essere quasi mélièsiano anche nella semplicità degli effetti speciali e per la grazia e la delicatezza che già aveva contraddistinto l’opera prima di Reggiani, ma sia per la sua lentezza che per l’implacabile voce fuori campo, pur regalando più d’un momento divertente grazie anche al simpatico duo di protagonisti, rimane difficile da seguire e da apprezzare fino in fondo.

RARO perché… è un piccolo film, con qualche difficoltà.

Voto: 6 e ½

Paolo Dallimonti