Scheda film
Regia, Montaggio e Costumi: Xavier Dolan
Soggetto: Michel Marc Bouchard
Sceneggiatura: Xavier Dolan, Michel Marc Bouchard
Fotografia: André Turpin
Scenografie: Colombe Raby
Musiche: Gabriel Yared
Suono: François Grenon
Canada/Francia 2013 – Thriller/Drammatico – Durata: 105’
Cast: Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Évelyne Brochu,
Manuel Tadros, Jacques Lavallée, Anne Caron, Caleb Landry Jones
Uscita: 7 luglio 2016
Distribuzione: Movies Inspired

La fattoria (queer) degli orrori nel melò-thriller del giovane favoloso Xavier Dolan

Dimenticare tutti “i sinonimi della tristezza”. Piangendo disaccordi inespressi tra l’inchiostro di parole blu affidate ad un pezzo di carta igienica e i lividi costanti di una tumefazione non solo epidermica. Nel ritmo anni’80 vezzeggiato dal ricordo, su una strada di nebbie a perdita d’occhio il dolore si appresta a fare da custode all’insoddisfazione e alla mancanza. Perdita, erotismo, sangue, manipolazioni, vittime che si fanno carnefici, prigioni, mungiture, funerali, parti, ferite sui polsi, cicatrici, menzogne affettive, ricatti, placenta di vacca sulle mani. Dal delirio liquido della città alla paralisi febbrile e turpe della fattoria. Tom à la ferme, prodotto nel 2013 (già proiettato e premiato a Venezia e Toronto) torna in sala il melò/polar/thriller del prodigio ribelle Xavier Dolan.
Guillaume muore in un incidente stradale, lasciando dietro si sé molti, troppi non detti, tra i quali il collega copywriter e compagno Tom (interpretato dallo stesso Dolan), che, richiamato dall’etichetta delle tragedia, si reca dalla famiglia di Guillaume per le esequie. Portando nel suo sguardo lucido, rabbioso, tremante, il bisogno, implosivo, tanto di compensare la dipartita del suo amore omosessuale quindi inconfessato ai parenti, quanto di mostrarsi per ciò che è, anche con la rurale sperduta comunità, chiusa difensiva e irascibile, alla quale va incontro sprovveduto con i suoi sorrisi stentati e i capelli biondi della luce sbarazzina e compulsiva della città. Ad accoglierlo nella fattoria, Francis, il prestante represso iper macho fratello di Guillaume, e la madre del giovane, Agathe, fragile e infantilmente aggrappata al passato, apparentemente ignara della vera identità sociale e sessuale del figlio. Non sarà una semplice visita di cortesia.
Nell’altra America di geometrie spettrali a -à Shyamalan che è il Canada non borghese, legato da miglia di strade, sfilacciati cordoni allacciati alla città lontanissima e caoticamente prona ad un quieto vivere che mal si sposa all’atavica rigida ipocrisia del feudalesimo di campagna. Al suo arrivo Tom non può fare a meno di restare a confortare (le illusioni di) Agathe, in parte minacciato brutalmente da Francis, in spaventoso conflitto con la propria ambigua natura sessuale e auto-costretto in un abito insostenibile per difendersi dall’assassina solida civiltà dei pregiudizi, in parte attratto e bloccato dal legame di interdipendenza sottile e inquieto che va a saldare settimana dopo settimana in questo bizzarro triangolo.
Violenza in mezzo alle spighe, fughe notturne, identità sospese, raggrumate, duplicate, piccoli giochi di potere, inganni del cuore e afasie della mente. Dentro le densità criminosa e arcaica di uno psycho thriller che si disegna su archetipi hitchcockiani, negli umori sensuali e laceranti dell’Ozon di Swimming Pool e nelle musiche all’ultimo respiro in cui scenografie e personaggi si amalgamano e distendono in una intensa coreografia di contrazioni. Dolan impasta il realismo edwardhopperiano ai cromatismi intimamente acidi di certo Almodovar, traducendo la tensione radente del dramma dell’anima in un montaggio affilato di generi senza cesure, in cui ogni soggetto incalza l’altro nella propria smaniosa e fallace inquisizione, in una danza di amori criminali in cui si agita il male che ciascuno di loro porta in sé (come creatura cronenberghiana), e a volte essuda, scivola via come goccia di pioggia su pietra rovente.

Voto: 7 e ½

Sarah Panatta