Un gioellino al Festival di San Sebastian, scandito come sempre dall’applauso ritmato iniziale del pubblico sulla sigla di inizio. Un bel racconto di relazione e sentimenti. L’ultimo dramma dei registi baschi Aitor Arregi e José Mari Goenaga inserisce uno studio del personaggio in un contesto reale, che acquisisce un ulteriore tocco di verità grazie all’inclusione dell’inizio della pandemia di Covid.
All’inizio, il film è sfacciato e orgoglioso come il suo protagonista Vicente (Jose Ramón Soroiz), un uomo sulla settantina che ha abbandonato sia l’armadio che la sua vecchia vita a San Sebastian per il fascino più edonistico del resort gay-friendly di Maspalomas a Gran Canaria. La rottura con il suo compagno di lunga data lo ha rimessoin gioco, e si mostra pronto ad abbracciare la sua nuova vita con incontri tra le dune o in discoteca, finché non si blocca di colpo all’improvviso in crisi mistica ed esistenziale senza che sia chiarissima la ragione.
Poi quando lo incontriamo di nuovo in una casa di cura di San Sebastian, il contrasto tra il suo vivace io di un tempo e la figura fragile e grigiastra su una sedia a rotelle è impressionante. Non solo la gioia sembra essersi esaurita, ma si rifugia anche nell’armadio. Ma con pazienza si arriverà alla svolta e tornerà la nuova vita perchè di fatto questo è un film sulla forza della vita innanzitutto che non si arrende mai a prescindere da tutto il contesto e sprigiona energia continuamente e senza fine.
Imperdibile!
Voto 7
VC



