Scheda film
Regia: Robert Eggers
Sceneggiatura: Robert Eggers
Fotografia: Jarin Blaschke
Musiche: Mark Korven
Scenografia: Craig Laithrop
Costumi: Linda Muir
USA, 2016 – Horror – Durata: 92′
Cast: Ralph Ineson, Kate Dickie, Anya Taylor-Joy, Harvey Scrimshaw, Ellie Grainger, Lucas Dawson
Uscita: 18 agosto 2016
Distribuzione: Universal Pictures

Anno 1630: allontanata dalla comunità per imprecisate dispute dottrinali, una famiglia di coloni è costretta a trasferirsi in una fattoria che sorge sul limitare di un bosco. L’isolamento e la scarsità di cibo iniziano però a produrre i loro effetti, minando l’unità del nucleo familiare. Il piccolo Samuel scompare senza lasciare traccia, forse divorato da un lupo, mentre i gemelli Mercy e Jonas si scambiano con la sorella maggiore Thomasin accuse di stregoneria. Quando anche il figlio Caleb si perderà nella foresta circostante, la situazione inizierà a degenerare.

La “wilderness” celebrata in tanta letteratura americana diventa terra incognita nel sorprendente debutto dell’americano Robert Eggers, il quale si avventura in una minuziosa ricostruzione storica, ambizione evidente tanto nella scelta di filmare esclusivamente con luce naturale, quanto nei dialoghi scritti con rigore filologico nell’inglese arcaico dell’epoca, nella quale l’afflato documentaristico si incrina progressivamente sotto l’urto di forze sovrannaturali. Il New England di Nathaniel Hawthorne in cui è ancora vivo il triste eco dei processi di Salem, quello di “Young Goodman Brown” e “La lettera scarlatta”, è dietro l’angolo, così come le “Wonders of the Invisible World” del Reverendo Cotton Mather, tanto amate da Lovecraft.

Coerentemente con la cupa visione calvinista dei Puritani, la natura selvaggia è territorio del Diavolo, pronto a ghermire le anime di coloro la cui fede non è abbastanza forte. In questo ambiente ostile e inospitale, popolato da demoni e spiriti maligni, compito dell’uomo è sconfiggere Satana, imporre la civiltà e fondare la “Nuova Gerusalemme”. Ma la salvezza è imperscrutabile come le vie del Signore, e lo stigma del peccato originale, che condanna anche gli infanti alla dannazione eterna, è un fardello suscettibile di schiantare i cuori più deboli. L’ossessivo fervore religioso del capofamiglia William e di sua moglie Katherine è uno specchio oscuro e deformante attraverso il quale decifrare la realtà. Ogni avvenimento è interpretabile come un monito divino o un segno diabolico, e gli eventi inesplicabili che si susseguono condurranno l’intera famiglia sull’orlo del collasso.

Tra Caleb e Thomasin, complice l’ormone, corrono sguardi tutt’altro che innocenti, mentre i gemelli Mercy e Jonas, agghindati come malevoli nani di Goya, accusano sguaiatamente la sorella maggiore di essere la strega che ha sacrificato Samuel al demonio. Mentre il raccolto marcisce nei campi, William si rivela incapace di sostentare la propria famiglia, abdicando al proprio ruolo di “pater familias” e trovando rifugio in lagnose giaculatorie sulla volontà divina. Il tracollo del patriarcato è ormai imminente, in accordo con le tesi sorpassate ma seducenti di Margaret Murray o Michelet sulla stregoneria, e, per dirla con il Lars von Trier di Antichrist, con il quale The Witch coltiva una speciale affinità elettiva, “Chaos Reigns”.

Assediata da forze avverse nella miserrima fattoria, la famiglia di William e Katherine raggiungerà il punto di non ritorno con l’arrivo di Caleb, nudo e vaneggiante, la cui presunta possessione farà crollare definitivamente equilibri già compromessi. A questo proposito bisogna sottolineare come la sequenza della possessione di Caleb, in bilico tra l’estasi di Santa Teresa e il delirio psicotico, sia una delle più potenti e originali degli ultimi anni, sia per la realizzazione tecnica sia per come riesce a immergersi negli abissi della psiche dei puritani. Liberato dal demonio e bagnato dal sangue purificatore del Cristo, Caleb sputerà una mela che, forse, è proprio quella dell’Eden, simbolo palpabile del peccato originale che affligge l’umanità.

A maggior gloria di Eggers, bisogna rimarcare come egli riesca a mantenere la vicenda sul filo di un’insidiosa ambiguità. Si favoleggia che la foresta sia un luogo pieno di pericoli, si vocifera che una strega viva tra i boschi, si dice che sia facile smarrirsi e non fare più ritorno. Nel frattempo gli animali, come in una versione demoniaca de La Morte corre sul fiume, si fanno simbolo dell’ombra che incalza. Le mammelle delle mucche stillano sangue, un coniglio nero attira i malcapitati tra gli alberi, un corvo strazia seni materni e, soprattutto, nel cortile della fattoria scorrazza il capro nero Black Philip che potrebbe essere (o non essere) un’incarnazione del Maligno.

Non potendo svelare il finale, in cui Eggers decide finalmente di assumere una posizione, non resta che elogiare quello che si è rivelato per intenti e rigore come il miglior horror del 2016, grazie anche ad attori in stato di grazia, in particolare i britannici Ralph Ineson e Kate Dickie e i giovanissimi Anya Taylor-Joy e Harvey Scrimshaw , e a una maniacale ricostruzione di ambienti (Craig Laithrop) e costumi (Linda Muir) dell’epoca. Sembra che Eggers abbia in programma di dedicarsi a un remake di “Nosferatu” e, se così fosse, certamente ne vedremo delle belle.

Voto: 7

Nicola Picchi