Scheda film
Regia: Marcello Macchia
Soggetto: Marcello Macchia, Marco Alessi, Sergio Spaccavento
Sceneggiatura: Marcello Macchia, Marco Alessi, Sergio Spaccavento, Daniele Grigolo, Danilo Carlani, Luigi Luciano
Fotografia: Massimo Schiavon
Montaggio: Marcello Macchia e Giogiò Franchini
Scenografie: Paolo Sansoni
Costumi: Elena Matilde Cavallaro
Musiche: Fabio Gargiulo e Chris Costa
Suono: Sandro Broggini
Italia, 2014 – Grottesco/Satirico – Durata: ‘
Cast: Maccio Capatonda (Marcello Macchia), Herbert Ballerina (Luigi Luciano), Ivo Avido (Enrico Venti), Lavinia Longhi, Barbara Tabita, Rupert Sciamenna (Franco Mari), Gabriella Franchini
Uscita: 29 gennaio 2015
Distribuzione: Medusa Film

Il nuovo che arranca
Molti (compreso chi scrive), anche se non tutti, si saranno scompisciati davanti ai deliranti ed esilaranti finti trailer di Maccio Capatonda (al secolo Marcello Macchia) diffusi dalla Gialappa’s Band nelle sue trasmissioni: La febbra, L’uomo che usciva la gente e Padre Maronno sono solo alcuni tra i titoli della sterminata produzione dello showman abruzzese. Poi, dopo altre esperienze televisive, con Mario, in onda su MTV, giunge la parziale consacrazione insieme ad uno sforzo produttivo maggiore, più organico, anche se sempre limitato dal carattere episodico.
Ed ecco finalmente arrivare il passo inevitabile, quello del debutto cinematografico: per l’occasione Macchia/Capatonda rispolvera un cavallo di battaglia, quell’Italiano medio che parodiava Limitless di Neil Burger e, in anticipo sui tempi, perfino Lucy di Luc Besson.
Giulio Verme (sempre Macchia/Capatonda) è un ambientalista e vegano convinto che fin da giovane ha sempre voluto fare la differenza e che ora, pur laureato, per campare fa la raccolta differenziata. Rancoroso, fissato ai limiti dell’ossessività, vuole lasciare questo mondo migliore di come l’ha trovato, ma in effetti, oltre a lamentarsi e fare gaffe, conclude ben poco. Ignorando sia la moglie Franca (Lavinia Longhi) che l’avvenente vicina Sharon Pacchianotti (Barbara Tabita), trova l’ennesima ragione di vita e l’ennesimo fallimento nell’affiliarsi al movimento ecologista “Mobbasta”, che vorrebbe fermare la speculazione edilizia dello spregiudicato Cartelloni (Rupert Sciamenna al secolo Franco Mari) in nome de “Il nuovo che avanza”. Ormai depresso, Giulio incontra il vecchio compagno di scuola Alfonzo (Herbert Ballerina alias Luigi Luciano) che gli offre una pillola in grado di far funzionare invece dell’abituale 20% del cervello soltanto il 2%. Per il nostro è la salvezza: senza più pensieri, se non quello di “scopareee!”, mangiare qualsiasi cosa e divertirsi, la vita è molto più semplice e divertente. Mentre la moglie cerca di capire che cosa gli sia accaduto e mentre lui assurge a star della trasmissione televisiva MasterVip, scopriremo cosa si nasconda in realtà dietro la sua seconda vita…
Marcello Macchia in arte Maccio Capatonda, come il collega spagnolo Santiago Segura, attore feticcio di Guillermo Del Toro ed Alex De La Iglesia e autore della saga di Torrente, solo parzialmente edita da noi, è un mirabile misto di basso e di alto, di cultura medio-elevata, di pop e di trash. Ciò fa si che nei suoi confronti non si possano avere mezze misure: o lo si ama o lo si odia! Utilizzando molto umorismo verbale ed azzardando spesso il trash a scopo satirico, rischia però più volte di restarne invischiato senza appello, come ad esempio nella scena di Giulio bambino che si è letteralmente “cacato sopra” o in quella della sua “liberazione” all’assunzione della prima pasticca, espletata con una di quelle scorregge stereoamplificate che non si sentivano più dai tempi delle commediacce italiane dei primi anni ottanta. È inevitavile a momenti non pensare ad Arrapaho ed Uccelli d’Italia, i due film degli Squallor, non a caso altro esempio di efficace commistione tra alto e baso.
Pochi minuti di trailer o di sketch reggevano benissimo, ma sulla maggiore distanza del lungometraggio l’intero progetto dopo un po’ zoppica alquanto. Per carità, l’idea era pure buona, come anche i suoi sviluppi ed il colpo di scena finale neanche troppo scontato, ma Capatonda/Macchia in effetti osa ben poco: si appoggia ad una voce narrante che vorrebbe conciliare la dimensione della favola, azzecca alcune trovate (come “in via del tutto eccezionale”) e strappa qualche sorriso, ma non fa sganasciare come nei suoi precedenti lavori brevi.
Tenta anche la satira di costume (Mastervip, Cartelloni misto di Berlusconi ed Agnelli, “Il nuovo che avanza) e ricorre ad un buon montaggio, curato in prima persona al fianco di Giogiò Franchini, ma il fiato è davvero corto.
Italiano medio, oltre ad un’occasione sprecata, è l’ennesima lezione sulla differenza tra un’idea forte ed una debole e su come la prima si addica più alla dimensione del cortometraggio e la seconda a quella del lungo. Peccato!

Voto: 6

Paolo Dallimonti