Una recensione di Mickey 17 non può che partire dal fatto che non c’entra praticamente niente con Parasite. E’importante, perché, trattandosi del seguito del capolavoro di Bong Joon-ho del 2019, i paragoni sono inevitabili. Tutto questo per dire che, sebbene Mickey 17 non sia affatto un brutto film, non è Parasite, ma non lo sarebbe mai stato. E’ semplicemente una bella favola green.

Mickey 17 (Robert Pattinson) è un “sacrificabile” e, come suggerisce il nome, la diciassettesima iterazione di se stesso. Ogni volta che Mickey Barnes muore, viene riportato in vita entro 20 ore, fisicamente fedele e con gli stessi ricordi. Indigente e indebitato con uno strozzino sulla Terra, Mickey non ebbe altra scelta che arruolarsi in questo programma di clonazione. Entrò così a far parte dell’equipaggio di un’astronave diretta al pianeta Nilfheim,.Fin dall’inizio, Mickey 17 è meravigliosamente anticonformista, non da ultimo grazie alla voce acuta e leggermente lamentosa di Pattinson e alla sua interpretazione. Questo Mickey è impacciato e un po’ debole. Bong ci accompagna rapidamente attraverso le precedenti iterazioni di Mickey e le loro sfortunate ma inevitabili morti, che rimandano tutte ai crudeli leader della colonia, Kenneth Marshall (Mark Ruffalo) e Ylfa (Toni Collette). L’equipaggio della nave è solo carne da macello per i loro due leader profondamente religiosi e incredibilmente ricchi, e Mickey è il più potente e utile di tutti. Favola green dai buoni sentimenti si perde un po’ per strada nella fase centrale arrovellandosi su stessa e poi tornando nel finale con grinta. Un po’ come Okja dello stesso regista ne condivide pregi e limiti.

Bong non è mai stato sottile nella sua satira feroce, prendendo di mira gli abusi dei lavoratori. Mickey 17 non fa eccezione. Tuttavia, pur cogliendo in pieno il segno della verità in diverse occasioni, non ha la stessa incisività, la stessa ferocia dei precedenti film di Bong. Detto questo nel complesso l’esito sembra sufficiente ma poco riuscito.

Voto 6

Vito Casale