Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Mehdi Idir e Grand Corps Malade
Fotografia: Brecht Goyvaerts
Montaggio: Laure Gardette
Scenografie: Stéphane Rozenbaum
Costumi:
Isabelle Mathieu
Musiche: Rostom Khachikian
Suono: Thomas Lascar
Francia, 2024 – Biografico/Storico/Musicale – Durata: 133′
Cast:
Tahar Rahim, Bastien Bouillon, Marie-Julie Baulp, Camille Moutawakil, Hovnatan Avedikian, Luc Antoni, Ella Pellegrini
Uscita in sala: 18 dicembre 2025
Distribuzione: Movie Inspired

L’istrione

Shahnourh Varinag Aznavourian, universalmente noto come Charles Aznavour, cantautore e attore, figlio di rifugiati armeni, minuto, povero, con una voce troppo acuta e sgraziata, Di lui fu detto e ripetuto che non aveva nessuna carta vincente da giocare. Ma con il lavoro, la perseveranza e una forza di volontà eccezionale, riuscì a diventare un monumento della canzone e un simbolo per tutta la cultura francese. Con quasi 1.200 brani eseguiti in tutto il mondo, in diverse lingue, tra cui la nostra, ha ispirato intere generazioni. Dalla sua infanzia vissuta in povertà, passando per gli esordi insieme a Pierre Roche (Bastien Bouillon) e subito dopo sotto sotto l’ala protettrice di Édith Piaf (una stupedacente Marie-Julie Baup), fino alla morte del figlio Patrick a metà degli anni settanta, assistiamo all’eccezionale viaggio senza tempo di Monsieur Aznavour.

Interprete di una cinquantina di film, al servizio di molti registi di grande calibro – in una scena siamo sul set di Tirate sul pianista di François Truffaut – il cinema iniziò a raccontarlo qualche anno fa, nel 2019, con Le regard de Charles, documentario firmato da lui stesso insieme a Marc di Domenico, in cui le tantissime riprese realizzate con la sua cinepresa, regalatagli da Piaf, dal 1948 al 1982, diventavano, oltre che testimonianza di una carriera mastodontica, anche un filtro e un giudizio sul mondo intero, che egli aveva avuto la fortuna di frequentare.

Ad impersonarlo, in maniera alquanto impressionante e sorprendente, è il Tahar Rahim de Il profeta, che ne dà un’interpretazione a dir poco iper-realistica. E a dirigere, alla terza collaborazione dietro la macchina da presa, dopo Patients e L’anno che verrà ci sono Mehdi Idir e Grand Corps Malad, pseudonimo di Fabien Marsaud, che avevano avuto modo di conoscerlo e incontrarlo più volte, durante il periodo di pre-produzione.

Un film in costume, che attraversa oltre cinquant’anni di storia francese (e non solo), girato mediante diversi piani sequenza, utilizzando molto spesso la Spidercam, che si adopera per filmare partite di calcio o concerti, proprio per sottolineare la dinamicità, come anche la leggerezza e la soavità di un personaggio quale Charles Aznavour.

Ne esce il ritratto, mai agiografico, di un uomo non facile, complesso, un vero signore – da cui il titolo – in un racconto pieno di musica, come non avrebbe potuto essere altrimenti, che esplora, in mirabili parallelismi narrativi, canzoni note e meno note di un grande musicista. Ma anche la storia di una serie di micro- e macro-cosmi: la famiglia Aznavour(ian), il popolo armeno, gli artisti e il popolo francesi.

Voto: 7

Paolo Dallimonti