Scheda film
Regia: Federico Moccia
Soggetto: Flora Vona
Sceneggiatura: Federico Moccia, Luca Biglione, Andrea Cacciavillani e Angelo Borsa
Fotografia: Daniele Poggi
Montaggio: Gianni Del Popolo
Scenografie: Andrea Fiaschi
Costumi:
Stefano Giovani
Musiche: Massimiliano Lo Pinto e Salvatore Massimo Vitrano; canzoni di Flora Vona e di Gianluca Grignani
Italia, 2024 – Musicale/Drammatico 
Cast:
Flora Vona, Vincent Riotta, Ludovico Fremont, Mirko Frezza, Raffaele Buranelli, Nathalie Rapti Gomez, Maverick Lo Bianco
Uscita in sala: 20 maggio 2024
Distribuzione: International Cinema Srl.

Tremendo sotto il cielo

Mya (Flora Vona) è una giovane bellezza mediterranea che, accompagnata dal tastierista Lucio (Maverick Lo Bianco), si esibisce cantando in un pub… ma, una volta terminata la serata, indossa il grembiule e pulisce i tavoli del locale. Per lei, infatti, cantare è ancora solo un hobby, un sogno che spera di coronare partecipando ad un concorso canoro dove, nonostante la vittoria di Blonde (Nathalie Rapti Gomez), eterea cantante appoggiata dall’affascinante impresario discografico Mimmo Bonetti (Raffaele Buranelli), viene notata da Fulvio (Mirko Frezza), agente musicale di serie B e di pochi scrupoli che l’assolda per una piccola tournée. Da qui inizia per lei un periodo di concerti durante i quali è costretta a lasciare il figlio tredicenne Carlo (Daniele Di Domenicantonio) dalla coppia di amici Daniele e Silvia, considerando che il padre è scappato all’annuncio della gravidanza, che con il nonno materno (Vincent Riotta) non ha rapporti da molti anni e che il fratello sempre “fumato” Davide (Ludovico Fremont) è coinvolto nella tournée come tecnico del suono. Oltretutto la strada per il successo è tutt’altro che semplice, tra esibizioni in locali scalcinati, dipendenza da cocaina e alcool e immancabili avances sessuali da parte di chi dovrebbe aiutarla. man mano che retroscena legati al passato, intrighi sentimentali e dramma s’intrecciano in un’intricata vicenda a base di note musicali…

Flora Vona, interprete e autrice del soggetto ha dichiarato: “Nella fase embrionale dell’idea del soggetto di Mya il mio pensiero era rivolto ad Amy Winehouse, artista prematuramente scomparsa a soli ventisette anni, età che segna tristemente, a quanto pare, la morte di tanti musicisti internazionali famosi. Nonostante avesse dalla sua parte un talento indiscutibile, travolgente e catalizzante, Amy Winehouse non riusciva a rendersi conto della sua immensa luce. Questo suo stato d’animo mi ha sempre colpita profondamente, perché molti artisti vivono disagi e turbamenti legati spesso a traumi infantili o di vita che si riversano prepotentemente nell’ambito artistico, emotivo ed espressivo. Quando seppi della sua morte provai un immenso dolore misto a rabbia, perché credo che le sofferenze nella nostra vita debbano sicuramente essere metabolizzate e rielaborate, ma, soprattutto, diventare il motore, il fuoco dal quale trarre forza e resilienza per ottenere la giustizia che ogni essere umano che ha toccato il fondo debba ottenere. Questo film non è autobiografico, ma desideravo sporcarmi dal punto di vista attoriale e immedesimarmi nelle vicissitudini del personaggio”.

Purtroppo, nonostante tutte le belle premesse e intenzioni, quello che ariva sullo schermo come risultato finale appare scritto male, diretto peggio e interpretato malissimo. La regia e la recitazione sono veramente amatoriali e, anche se Moccia non è Kubrick, non sembra riconoscersi neanche la sua mano. Pure le canzoni di Flora Vona, che porta in dote al film, non risultano così interessanti come vorrebbero. L’unica chance che si può dare alla pellicola è di leggerla come un “musicarello” fuori tempo massimo, anche se qualche anno fa ne avevamo visti di migliori, come ad esempio La pioggia che non cade di Marco Calvise con gli Inverso, ma era letteralmente tutta un’altra musica!

Il film guadagna qualche punto per la presenza amichevole di Gianluca Grignani, uno che nella vita, ha avuto seri problemi con le dipendenze, riuscendo più volte a tornare a galla, ma la sua collaborazione alla pellicola è davvero buttata via, solo come una specie di banale trofeo e nulla più, quando sarebbe potuta essere molto più brillante.

Voto: 5

Paolo Dallimonti