Film curioso in piena ambientazione anni 70, sembra un’opera fuori dal suo tempo. La spia settuagenaria Monsieur Diman (Fabio Testi) vive in un hotel di lusso in Costa Azzurra. Questo è un film così  frammentato che la trama diventa completamente secondaria rispetto al sonoro e alle immagini. La trama è praticamente impossibile da seguire. È un film da sentire e contemplare, non da capire. C’è abbastanza sangue e groove in mostra da tenervi allo stesso tempo incantati e disgustati per tutta la durata come si usava in tanti film anni 60 e 70 anche un po’ psichedelici.
Il nostro protagonista, in abito marrone chiaro e cappello panama, sfoggia l’aspetto di George Clooney. Diventa ossessionato da una donna che gli ricorda una vecchia conoscenza. Così inizia a fantasticare con colori molto vividi. La sua ricerca fantastica lo conduce in una rete di intrighi e pericoli, costringendo Diman a collaborare con un’agente sensuale (Céline Camara) e a vedersela con un sexy nemico maschile (Koen De Bouw). Devono trovare l’inafferrabile Markus Strand e il pericoloso Serpentik. Questi personaggi si alternano tra francese, inglese e italiano con spirito anarchico e ribelle. E c’è anche un po’ di tedesco e un po’ di spagnolo per dare un tocco in più. Tanto per cominciare. Sta a voi mettere insieme i pezzi del puzzle e dare un senso alla storia.
Non tutto è vecchio e derivativo, però. Hélène Cattet inserisce nel suo film dipinti di Caravaggio, così come abbondanti maschere di pelle che si staccano per rivelare una persona completamente nuova.  Non cercate di capire troppo da questo film. Sedetevi e godetevi i sapori. Anche a occhi chiusi. Opera molto fumettistica che richiama il Diabolik italiano di recente uscita coi Manetti.

Il duo di registi di origine francese è di base a Bruxelles, autori di questo film. Questo è il quarto lungometraggio che questa coppia sposata realizza insieme, il precedente è stato il rumoroso, colorato e violento “Let the Corpses Tan” (2017).

Voto 6

Vito Casale