Altro grande film da Festival ! grandi silenzi e molti non detti per raccontare un dramma familiare profondo di separazione divorzio , pregiudizi e mancata inclusione. Secondo il regista belga Joachim Lafosse, Sei giorni di primavera (Six jours ce printemps-là), è stato ispirato da un memorabile periodo della sua infanzia, in cui lui, suo fratello e la madre occupavano abusivamente la lussuosa seconda casa di proprietà dei genitori di suo padre. La natura personale potrebbe spiegare la malinconica tenerezza e l’atmosfera del film.
Certo, questo dramma pacato è ravvivato da una certa suspense legata alla possibilità che la famiglia venga arrestata dalla polizia per occupazione abusiva di una villa bellissima sul mare. Ma la tensione drammatica si mantiene su un livello inferiore rispetto alle storie di famiglie in crisi solitamente più acute di Lafosse forse perchè molto legata alla sua infanzia.
Questo cambio di tono non dà sempre i suoi frutti. La narrazione ellittica nella sceneggiatura di Lafosse probabilmente si basa eccessivamente sul non detto, spingendo lo spettatore a chiedersi perché dovrebbe investire emotivamente nel destino dei personaggi. Almeno il cast è abbastanza simpatico da suscitare empatia, in particolare la protagonista Eye Haïdara, la cui madre, Sana, da poco diventata single, fatica a dare ai suoi gemelli preadolescenti Raph e Tom una normale vacanza in famiglia.
Ma c’è un prezzo da pagare, anche se la casa è gratis. La sua decisione di prendere qualcosa che tecnicamente non le appartiene erode la fiducia tra lei e i suoi figli, soprattutto quando si scopre che Jules, l’ex allenatore di calcio dei ragazzi, si è presentato come l’amante non troppo alla luce del sole di Sana.
Quando la incontriamo per la prima volta, Sana fa due lavori, uno in ufficio di giorno e uno come cameriera di notte. Il fatto che i bambini si preparino per la scuola la mattina e poi siedano tranquillamente al ristorante a fare i compiti potrebbe essere un segno di quanto bene Sana li abbia cresciuti, nonostante le varie difficoltà e complessità della vita.
Dopo essersi stipati nel minivan Renault di Sana per le vacanze di Pasqua, fermandosi a prendere Jules lungo il cammino, i tre scoprono che non ci sarà abbastanza spazio a casa della sua famiglia. Sana alla fine accetta il suggerimento dei bambini di alloggiare dai ricchi nonni a St. Tropez. Sa che non ci saranno, e ha una chiave per accedere alla proprietà privata. Ma cosi facendo si espone a un rischio di violazione non autorizzata di proprietà privata facendo innescare un dramma sotterraneo che caratterizza tutti o quasi i minuti del film.
Voto 7
VC



