Dal 18 al 24 agosto, Villa Margherita diventa il cuore pulsante del Trapani Film Festival 2025, con una settimana di incontri, proiezioni, musica dal vivo e podcast in scena nel centro della città. Un evento sempre più radicato nel territorio, che alla sua terza edizione si presenta con una nuova direzione artistica firmata da Lele Vannoli, affiancato dal fondatore Francesco Torre e Michael C. Allen.
Il festival ospita volti noti del cinema italiano e della musica italiana: Pif, Simona Cavallari, Massimiliano Bruno, Raiz, Ninni Bruschetta, Matranga & Minafò, Giovanni Esposito, i Manetti Bros, il cantautore Antonio Di Martino, i Sud Sound System e molti altri.
Ogni sera a partire dalle 20,30, spazio a talk, interviste dal vivo e proiezioni, introdotte dal collettivo De Core Podcast con il loro format live condotto da Danilo da Fiumicino e Alessandro Pieravanti, accompagnati dalle musiche originali del compositore Roberto Lobbe Procaccini.
Tra gli eventi clou:
l’anteprima nazionale del docufilm Nun ve trattengo, dedicato a Franco Califano;
la riflessione pop di Real Fake con Matranga & Minafò;
un focus sulla serialità con Simona Cavallari, madrina del festival;
proiezioni speciali come 100 di questi anni, Nero, Afrodite, U. S. Palmese e altri.
Spazio poi all’attesissimo concerto dei Sud Sound System e al live del composer MKDB. Ad aprire il festival, il 17 agosto, una serata speciale con il Maestro Mons. Frisina, protagonista dell’evento MusiCinema – Le sue grandi musiche da Film. L’evento è organizzato da Chorus Inside Sicilia, con la direzione artistica del maestro Salvatore Di Blasi.
A chiudere il festival Pif, voce autorevole del nostro panorama artistico, seguito dalla premiazione dei cortometraggi votati direttamente dal pubblico.
Il Trapani Film Festival è prodotto da 3 Points Productions, con il patrocinio del Comune di Trapani e numerosi partner culturali e istituzionali.
Heart of stone (Tom Van Avermaet). Paula (Noomi Rapace), un’artista di strada che si mantiene lavorando come statua vivente, è affascinata dalla scultura in pietra, di nome Agatha, accanto alla quale si esibisce ogni giorno. Quando, in occasione di un concorso di statue viventi, Agatha viene rimpiazzata da un’opera astratta e moderna, Paula cercherà di ritrovarla ad ogni costo e, quando l’avrà incontrata, la statua magicamente prenderà vita… Romanticissimo piccolo grande film interpretato da una Noomi Rapace e una Jessica Barden in stato di grazia, e diretto dal regista pubblicitario Tom Van Avermaet, già autore di Death of a shadow, con Matthias Schoenaerts, parte dal principio che l’arte sia originata dall’amore e, in un cortocircuito magico e misterioso, questo determinerà gli eventi della storia narrata. La mente va a Genesis, girato nel 1998, terzo e ultimo episodio della trilogia di corti di Nacho Cerdá, promessa mai mantenuta dell’horror spagnolo, in cui uno scultore si tramuta in pietra mentre scolpisce un ritratto della moglie appena morta. Molto ben scritto e diretto, appena sotto la soglia della mezzora, la pellicola trasporta lo spettatore nel suo territorio fantastico e lo incanta senza soluzione di continuità. On the rocks! Cortometraggi in concorso. Voto: 9
Gli elefanti (Antonio Maria Castaldo). In una notte buia e fredda una squadra di vigili del fuoco riesce a salvare un uomo uscito fuori strada con la sua vettura e apparentemente indenne. Man mano che il tempo passa, i soccorritori scoprono che, forse, l’uomo non voleva essere salvato e cercano un gesto che possa arrecargli conforto… Scritto e diretto da un ex pompiere e prodotto dal “Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa civile – Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco”, il cortometraggio potrebbe sembrare un grosso spot, ma la sensibilità dell’autore e degli interpreti (tra cui un gigantesco Totò Onnis, Marco Aceti e Gianluca Grazini) ne fanno un gioiellino in cui l’essere umano fa, almeno per una volta, bella figura. Come gli elefanti, che “si toccano, usano le loro proboscidi per col contatto delle loro proboscidi per abbracciare, accarezzare, calmare il compagno di branco in difficoltà”. Antropocentrico. Cortometraggi in concorso. Voto: 8
Fiabexit [JAB (Giuliano Giacomelli e Lorenzo Giovenga)]. I personaggi delle fiabe sembrano impazziti: Geppetto/Marcello non riesce più a raggiungere il suo Pinocchio; Cenerentola vuole diventare una star del cinema, anche se matrigna e sorellastre non sembrano molto convinte; Alice e il Cappellaio Matto sembrano in crisi. Ma la verità è un’altra… Prodotto dal Festival “Inventa un Film” di Lenola, in provincia di Latina, e scritto dal suo ideatore e direttore artistico, il cortometraggio si avvale fotografia slavata e “onirica” di Daniele Trani e della regia di Giacomelli e Giovenga, che, come col precedente, toccante, Intolerance, Giacomelli e Giovenga non si sono lasciati sfuggire una trama fantastica, ma ampiamente compenetrata nel reale. Già definito “il corto più premiato del 2024” per l’incredibile collezione di riconoscimenti a manifestazioni nazionali ed internazionali, il breve film dà una lettura inedita, personale ed efficace, della malattia mentale e non solo. Cortometraggi in concorso. Voto: 8
Free spirits (Fabius De Vivo). In una notte di Capodanno, Nicholas e Julia, dopo un sorso di Negroni al bar, si ritrovano in un tempo congelato (e magicamente in biancoenero), che sarà per loro forse l’unica, segreta opportunità… Scritto, diretto e interpretato dal giovanissimo Fabius De Vivo, già attore per Uberto Pasolini ne Il ritorno, il film racconta in pochi minuti di un breve incontro misterioso e affascinante, dove tutto diventa possibile. L’affascinante fotografia argentata di Davide Manca fa il resto. Spiritato. Cortometraggi in concorso. Voto: 8
Istanti (Tommaso Barba). La storia di amore tra un ragazza e un ragazzo è raccontata attraverso i loro dialoghi ed una serie di fotogrammi in biancoenero… Originalissimo cortometraggio che omaggia, almeno nell’idea, La jetée di Chris Marker, anche se le tematiche sono diversissime e se qui il regista ha usato completamente immagini non originali, che ha modificato e riadattato a suo piacimento. Il risultato è una storia personalissima che diventa invece universale proprio perché narrata con l’ausilio di immagini terze. Più di un’esperimento: una piccola opera d’arte popolare. Cortometraggi in concorso. Voto: 8
Kalem-The pencil (Ahmet Serhat AK). “Spezzare una matita quando viene emessa una sentenza di condanna a morte è una antica tradizione turca. Dopo il colpo di stato del 1980, sono state emesse 7000 condanne. 517 hanno avuto la loro matita spezzata”. Con queste didascalie in turco si chiude questo coraggioso cortometraggio battente bandiera turca, nel quale il figlio di una guardia, che presta servizio in tribunale, reclama innocentemente presso genitore la sua matita per i compiti a scuola, ignorandone la provenienza. Quando il padre gli dice di avergliene data una recentemente, lo spettatore comprende il dramma, un dramma che si fa così poesia. Giudicante. Cortometraggi in concorso. Voto: 8
Nero (Giovanni Esposito). Nero, un criminale di piccola taglia, che vive con una sorella Imma, affetta da disagio mentale, compie una disgraziata rapina, durante la quale ferisce a morte un uomo. Ma, nel tentativo di soccorrerlo, scopre di avere nelle sue mani sporche un portentoso potere taumaturgico. Nero però si accorge, ad ogni miracolo compiuto, di perdere un senso, a partire dal tatto… Folgorante esordio alla regia del noto attore Giovanni Esposito, che affronta il genere fantastico contaminandolo con molte altre tematiche, dalla commedia al thriller, passando per la storia d’amore. Da un’idea che avrebbe potuto essere appena sufficiente per un cortometraggio, il regista e i suoi co-sceneggiatori articolano una trama ben innescata che tiene incollato lo spettatore, man mano che i sensi perduti diventano più invalidanti. Nel contempo si inseriscono dettagli sulla storia del protagonista e di sua sorella, che delineano un quadro sempre più complesso, aprendo uno spiraglio su presunte potenziali di Imma. In mezzo a molti spunti, Nero (insieme al suo autore) non perde mai la rotta e si dirige a passo sicuro verso l’ineluttabile finale, che però rimane volutamente aperto. Prodigioso. Lungometraggi in concorso. Voto: 8
Scusa (Giulio Novelli). Giovanni e Diego, amici inseparabili da sempre, affrontano col sorriso la malattia degenerativa che ogni giorno logora Giovanni. Tra risate, lacrime e intensi momenti di complicità, entrambi sanno di stare per affrontare il momento più difficile: l’addio… Piccolo film dalla fotografia estremamente luminosa, curata da Mattia Cavaliere, in netto, voluto contrasto con l’argomento che vuole narrare. Quando, dopo la breve presentazione della storia d’amore fraterno raccontata, si riesce a comprendere dove l’autore voglia andare a parare è troppo tardi: siamo stati catturati. La storia e il messaggio arrivano al cuore come un bisturi affilato. E non c’è “scusa” che tenga. Cortometraggi in concorso. Voto: 8
U.S. Palmese (Manetti Bros.) Il calciatore francese Etienne Melville, nato nelle banlieu parigine, bravo quanto indisciplinato, si ritrova senza squadra per le continue scorrettezze in campo. Nel frattempo Don Vincenzo (Rocco Papaleo), in quel di Palmi, vedendo sui giornali il calciatore senza un ingaggio ha un’idea fulminante: indire una raccolta firme, quindi una colletta, tra i 18.000 cittadini del paesino calabro per far giocare nella squadra locale, la Palmese, composta da dilettanti… Film divertentissimo e molto ritmato, nonché estremamente equilibrato nella scrittura, con i due fratelli registi al meglio, i quali non disdegnano tocchi fumettistici, come l’uso di animazioni in alcune dissolvenze e alcune citazioni “anime”, come la soggettiva del pallone roteante (chi non ricorda “Holly e Benji”?). Un Rocco Papaleo in stato di grazia e altri attori impagabili, come Massimo De Lorenzo, Gianfelice Imparato e Claudia Gerini, senza dimenticare Guglielmo Favilla, nel ruolo dello scemo del paese, portano a casa il risultato. Virtuosismi registici e toni intimistici si compensano in un film sportivo che sa – ironicamente – di fantascienza! Irresistibile. Lungometraggi in concorso. Voto: 8
Ya hanouni (Lyna Tadount e Sofian Chouaib). Una mamma e un papà cercano di far dire la prima parolina al loro bambino. Ne nasce una comica competizione, tra “Ba-ba” e “Ma-ma”, ma alle loro spalle una competizione ancor più grossa li sbaraglierà… Brevissimo film di appena tre minuti che però lascia il segno. L’ombra e lo spettro della guerra infrangono quel momento di tenerezza, trasformando la commedia in tragedia, proprio quando la disputa tra i due genitori sta salendo nei toni, ma con un piccolo, beffardo, segnale di speranza nel finale. Un’opera che, in centottanta secondi, dice più di mille parole sugli implacabili conflitti tra esseri umani. Competitivo. Cortometraggi in concorso. Voto: 8
Forse non essenzialmente tu (Francesco Giorgi e Mirko Fracassi). Una coppia di amanti, annoiata dalle proprie esistenze, si rifugia in un continuo gioco di ruolo che rischia di logorarla ulteriormente… Interessante riflessione sui rapporti di coppia, molto ben interpretata dai giovani Giuseppe Spezia e Cecilia Michettoni, il film spiazza inizialmente con le continue invenzioni dei due protagonisti prima che i pezzi del puzzle inizino a combaciare. Ambiguo e desolante. Cortometraggi in concorso. Voto: 7 e ½
Menomaciste (Michele Granata). La storia di un buffo personaggio, che non avrebbe sfigurato nel parterre di Cinico TV di Ciprì & Maresco, cui questo film è non poco debitore. Carmelo Di Martino, in arte “Menomaciste”, è un uomo anziano in quel di Ispica (RG) che ambisce a vivere a contatto con la natura, lontano dalla civiltà. E un giorno decide di prendere una decisione drastica… Un personaggio, al centro di questa docu-fiction, che, se non fosse esistito, lo si sarebbe dovuto inventare. Un ritratto ironico e dissacrante, complice e partecipe, ma anche distaccato al punto giusto per poter essere sufficientemente critico, di un omino curioso che, alla fine, sembra più uno Charlot, mentre si allontana in solitaria lungo i binari della ferrovia, che uno Steve Reeves, come invece ha cercato di convincerci per tutto il tempo del medio-metraggio. Cinico. Documentari in concorso. Voto: 7 e ½
Il re del panino (Giordano Toreti). Che cos’hanno in comune Mario, l’anziano “re del panino”, e Zara, una giovane prostituta romena che esercita nei pressi del suo food truck? All’apparenza poco, dal momento che lei è pure vegana e i panini di Mario sembrano essere quanto di più lontano da lei. Ad unirli sono dei lutti insanabili e… la passione per il mare, un mare diverso da quello ogni giorno davanti a loro… Divertente cortometraggio che lascia l’amaro in bocca, Il re del panino usa la leggerezza per toccare temi importanti, aprendo nel finale alla speranza, in una sequenza in cui non c’è bisogno di parole. (G)Astronomico. Cortometraggi in concorso. Voto: 7 e ½
Tanto di cappello! (Angelo D’Agostino). Il documentario ci accompagna nelle vite e nelle opere di diversi artisti di strada: da Rašid Nikolic e le sue emozionanti marionette zingare a Domenico Giano, in arte Dom, urban drummer che suona percussioni insolite perché sono oggetti di tutti i giorni; da Elisa Zanlari e Andrea Castiglia, che col loro “Circo Puntino” si esibiscono nelle piazze di tutto il mondo, a Chiara Trevisan, che si esibisce come “lettrice vis-à-vis”. Il contatto col pubblico, le tensioni relative con le forze dell’ordine e la ricerca costante della propria identità personale ed artistica emergono in questa analisi interessante che, pur frammentaria in apparenza, possiede una forte unità d’insieme, diventando un intenso racconto corale. Bellissima la chiusa finale, sulle parole del “manifesto fancazzista” letto da Chiara, che omaggia tutti i protagonisti. Errante (?). Documentari in concorso. Voto: 7 e ½
Il tempo di un ricordo (Carlo De Benedictis). Andrea ha appena scoperto di avere un cancro in fase terminale. Il suo ultimo desiderio è quello di rivedere un vecchio amico d’infanzia, Enrico. Piccolo film diretto da un regista di origini brasiliane, adottato in Italia, che ha dovuto affrontare, nella sua breve vita un disturbo borderline di personalità, attacchi di panico e l’agorafobia e che attualmente sta seguendo un percorso presso un Centro di Salute mentale a Roma. Dagli occhi e dai sorrisi a mezza bocca dei due ottimi protagonisti, Samuele Poma e Salvatore Lauricella, riesce a trasparire quella sofferenza propria solamente di chi l’ha conosciuta veramente. Sincero. Cortometraggi in concorso. Voto: 7 e ½
Afrodite (Stefano Lorenzi). Ludovica, istruttrice d’immersioni subacque in difficoltà economiche, accetta un lavoro pericoloso: recuperare di volta in volta un misterioso carico da un relitto sommerso. Segregata in un rifugio sul mare, insieme al criminale disturbato Rocco e alla sua compagna Sabrina, si trova costretta ad affrontare una missione che nasconde oscuri sgreti… Il film di Stefano Lorenzi (I calcianti) procede, soprattutto nella prima parte e nelle sequenze in acqu,a con una eleganza innata, grazie ai movimenti sinuosi con cui le due attrici si muovono sul fondo del mare e alla fotografia di Fabrizio La Palombara che passa dall’azzurro dei fondali al giallo e marrone dei volti arsi dal sole. Quello che funziona meno in Afrodite è proprio il personaggio di Rocco, sul quale sono riversati troppi ruoli e sfaccettature per essere uno solo: follia, rancore, invidia, voglia di rivalsa. In tal modo anche il pre-finale risulta troppo affrettato, in particolare dopo che erano state lanciate fin troppe promesse, che vengono così disattese. Nonostante tutto, il film risalta nell’asfittico panorama italiano odierno sia per la realizzazione complessiva che per la tematica sociale, facendo chiudere anche un occhio sull’interpretazione di Ambra Angiolini, non sempre all’altezza. Lungometraggi in concorso. Voto: 7
Attraverso i loro occhi (Annabella Di Stefano). Nel 2020 nasce il “Progetto Media Sociale”, realizzato grazie al sostegno della “Museke onlus”. L’idea consisteva nell’andare in Burundi a Gitega e dare 10 cellulari a 10 ragazzi per chiedere loro di raccontare il loro quotidiano. Nel 2025, Annabella Di Stefano, che ha coordinato in loco il progetto, realizza questo affascinante documentario che racconta i sogni e le speranze di una classe di ragazzi africani. La loro energia è talmente contagiosa che il medio-metraggio si veda d’un sol fiato, tra colori sgargianti e occhioni sgranati. L’e-mozione e la com-mozione è sempre in agguato. E non è un male. Quando la tecnologia, a contrasto, è più utile e creativa che nefasta. Pirotecnico. Documentari in concorso. Voto: 7
Una faccia da cinema (Alberto Salvucci). Andrea e Gabriele sono due videomaker che vorrebbero realizzare uno scatenato zombie-movie intitolato El padre. Ma come sono finiti, rinchiusi in un ovile in Sardegna, ostaggi del criminale Bastiano? Divertente piccolo film “made in Sardinia” che omaggia, nelle aspirazioni del duo, le atmosfere di Robert Rodriguez – il teaser del loro progetto è esemplare in tal senso! L’evoluzione narrativa e la spiegazione sono esilaranti e il meccanismo del racconto funziona, anche se forse la confezione è un tantino patinata e in contrasto con l’essenza dell’opera. (Meta)Cinematografico! Cortometraggi in concorso. Voto: 7
Nun ve trattengo (Francesca Romana Massaro e Francesco Antonio Mondini). Mentre Radio Radicale ricorda in una trasmissione la persona di Franco Califano, celeberrimo cantautore romano, un tassista (interpretato da Lele Vannoli), cerca di raggiungere l’emittente per dire la sua sul “maestro”. Nel frattempo a ricordarlo sono le numerose persone che l’hanno conosciuto, legandosi a lui in un rapporto unico e irripetibile: da collaboratori storici come Alberto Laurenti e il batterista storico Antonello Mazzeo, a Mita Medici, sua fidanzata storica, a musicisti che lo hanno riscoperto a fine carriere, come Federico Zampaglione o addirittura dopo, come Franco 126 o Ketama126. Ne esce una docu-fiction che lo ritrae in maniera molto benevola, ai limiti dell’agiografia, che non nasconde però i difetti di Califano, ma evita di approfondirli. È comunque il racconto di un uomo libero e di un grande poeta, che oggi viene finalmente rivalutato. E se per farlo servono anche film come questo, sono i benvenuti! Logorroico. Lungometraggi in concorso. Voto: 7
Syria (Mario Guala). Syria, una ragazza di sedici anni, trova rifugio da una guerra imprecisata in una casa di campagna con Vladimir, Denise e altri dieci bambini. Le sue notti sono tormentate da un tragico sogno ricorrente… L’ambientazione indeterminata, che ne fa di fatto un fantasy, per quanto ben piantato nella realtà, e gli occhi azzurri della giovane protagonista Melissa Di Cianni, che ci fissano spesso in primo piano dallo schermo, sono i punti di forza di questo cortometraggio che ci ricorda come il male e il dolore siano un qualcosa al quale nessuno di noi su questa terra possa sfuggire. Il finale apocalittico arriva come un pugno allo stomaco. Devastato e devastante. Cortometraggi in concorso. Voto: 7
Prophecy (Jacopo Rondinelli). Due amici, esperti informatici, Gates e Ade, vengono truffati da Manfredi, un facoltoso manager che ruba loro il promettente software “Prophecy”. Gates, con l’aiuto dell’amico, si trasformerà in un’entità anonima, “Paperboy”, denunciando sui social i misfatti del potente uomo d’affari, più altri cosiddetti “segreti di stato”, di cui sono venuti a conoscenza frequentando frange di dissidenti. Ma la poliziotta Erika si metterà sulle loro tracce, anche se per loro potrebbe essere una risorsa… Prophecy è un film molto confuso, ma a suo modo divertente, che traspone curiosamente l’omonimo manga di Tetsuya Tsutsui, pubblicato tra il 2011 e il 2013, gioca parecchio sul passaggio tra i due media, cercando di mantenere il mood fumettistico, benché questo non sia sempre un bene. Ninni Bruschetta, quasi un padre putativo per questa pellicola, oltre che uno dei pochissimi personaggi “seniores”, dona valore aggiunto al film. Se si chiude un occhio, con un po’ di benevolenza si riesce ad arrivare sino a fine visione. Fum(ett)oso Lungometraggi in concorso. Voto: 6 e ½
In the box (Francesca Staasch). Una giovane donna, una donna di mezza età e un uomo sono accomunati da un dolore legato alla fine di qualcosa: la voglia di vivere, una vita umana troppo breve, un amore clandestino. Troveranno conforto nella persona apparentemente più distante da loro stesssi… Piccolo film che cerca di (di)mostrare le fragilità quotidiane di ognuno di noi, ricorrendo anche a spiazzanti colpi di scena, ma senza riuscirci sempre. Rimane impresso solo per le interpretazioni degli attori, tra le quali quella di un commosso Lino Guanciale. Dolorante. Cortometraggi in concorso. Voto: 6 e ½
Il rumore di un miracolo (Sabrina Pariante). Ogni giorno Roberto accompagna a scuola suo figlio Gabriele. Quest’ultimo, all’insaputa di tutti, rinuncia alla merenda per lasciare l’elemosina ad un ingombrante clochard che dorme su una panchina nei pressi dell’istituto. Ma un giorno all’improvviso Gabriele non si presenta più e potrebbe avere bisogno del suo ingombrante amico… Breve film che vede la presenza di uno Stefano Fresi un po’ spaesato e che cerca di puntare al melodramma e a tutti i costi alla commozione. una fiaba moderna risolta però troppo in fretta per essere credibile. Quando la brevità non è necessariamente un bene… Ruffiano. Cortometraggi in concorso. Voto: 6 e ½
Amore perduto/Lost love (Claudio Colomba). Dopo la morte della moglie, uno straniero torna in Sicilia sulle tracce di un vecchio amore. L’incontro fortuito col suo autista non gli porterà buone notizie. Ma non tutto potrebbe essere perduto… Piccolo film molto debole, che si dilunga e sbrodola molto oltre i venti minuti, quando avrebbe potuto essere ben più coinciso ed efficace. Pur tentando la strada della commozione sul finale, purtroppoinon riesce a convincere fino in fondo. Melenso. Cortometraggi in concorso. Voto: 6
Real fake – Storie (Quasi) vere (Alessandro Scarpinato). Un’episodio di una serie, proposta dal duo comico Mitranga & Minafò, che vuole far discutere, proponendo allo spettatore una storia in parte vera e in parte falsa, rivelando la realtà dei fatti solo alla fine. La puntata in questione, che mescola la vera storia di un padre “premiato” da un uomo di passaggio in un drugstore per come stesse prendendosi cura dei suoi due figli piccoli (“real”) si mescola alla possibilità che in realtà il padre possa essere un rapitore di pargoli (“fake”). Il piccolo film appare molto debole, oltre che prevedibile, lasciando molto poco sorpresi. Poniamo fiducia nei successivi episodi, ma la partenza è molto scarsa. Mistificatorio. Cortometraggi in concorso. Voto: 6
Shark preyed – Mangiamo carne di squalo senza saperlo (Marco Spinelli). Il mediometraggio parte da un ossimoro: anche molte specie di squali vengono predate. Da chi? Dall’uomo. Verdesca, palombo, gattuccio sono solo alcuni dei nomi di questi pesci di taglia più piccola del consueto che, pur essendo a rischio di estinzione, finiscono sulle nostre tavole, quasi a nostra insaputa. Andrea, biologo marino presso la Fondazione dell’Oceanografico di Valencia e Marco, documentarista e videomaker, ci raccontano questo dramma che si consuma tra mare e terra. Ma lo fanno in una maniera troppo patinata per risultare di qualche interesse. L’intenzione era buona e comprensibile, ma la semplicità, che è sempre la scelta migliore, qui sembra essere stata surclassata. Documentari in concorso. Voto: 6
La serata finale ha consacrato i vincitori di questa edizione:
Miglior Cortometraggio : Ya Hanaouni, di Lyna Tadount e Sofian Chouaib
Premio della giuria popolare : Gli elefanti, di Antonio Maria Castaldo
Miglior Documentario : Attraverso i loro occhi, di Annabella Di Stefano
Miglior Lungometraggio : Nero, di e con Giovanni Esposito
Miglior Montaggio : Il re del panino, di Giordano Toreti
Miglior Produzione : Amore perduto di Claudio Colomba
Dal nostro inviato Paolo Dallimonti.