Scheda film
Titolo originale: Cinderella
Regia: Kenneth Branagh
Sceneggiatura: Chris Weitz
Fotografia: Haris Zambarloukos
Montaggio: Martin Walsh
Scenografie: Dante Ferretti
Costumi: Sandy Powell
Musiche: Patrick Doyle
Usa, 2015 – Live Action/Fantastico – Durata: 105′
Cast: Lily James, Helena Bonham Carter, Cate Blanchett, Richard Madden,
Stellan Skarsgård, Ben Chaplin, Holliday Grainger, Sophie McShera.
Uscita: 12 marzo 2015
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia

Un incanto in carne ed ossa

La fiaba di Cenerentola è un riferimento estremamente comune nella nostra cultura, le cui origini risalgono però alla Cina o, secondo altri, all’antico Egitto. In occidente le versioni più note sono quelle di Charles Perrault (a sua volta basata su una precedente trascrizione di Giambattista Basile di un’antica fiaba giuglianese) e, in secondo luogo, dei fratelli Grimm. Tuttavia, è la versione moderna narrata nell’omonimo film d’animazione di Walt Disney del 1950 ad aver conquistato un posto d’onore nell’immaginario dei grandi e dei piccini. Le diversi Arti se ne sono occupate in innumerevoli occasioni, tanto che stabilirne la precisa entità numerica è impresa ardua se si decide di prendere in considerazione le diverse declinazioni sul tema partorite a tutte le latitudini. In particolare, al cinema ne sono state realizzate decine, se non addirittura centinaia, di adattamenti, a cominciare dal Cinderella di George Nichols del 1911 con Florence La Badie nei panni della protagonista.

Ripasso e statistiche a parte, la cosa più sorprendente è che in 65 anni nessuno al mondo, in particolare ad Hollywood, abbia mai pensato, o preso in considerazione l’idea, di portare sul grande schermo una trasposizione fedele in live action con attori in carne ed ossa del capolavoro animato firmato da Wilfred Jackson, Hamilton Luske e Clyde Geronimi. Certo andare a toccare un grande classico ha i suoi rischi e farebbe tremare i polsi a chiunque, ma in un ventennio che ha visto la riesumazione o la rivisitazione di gran parte delle favole e delle fiabe del passato, un tentativo in tal senso non avrebbe turbato o fatto gridare allo scandalo nessuno. Si è preferito, al contrario, dare libero sfogo alla fantasia degli sceneggiatori di turno, chiamati a plasmare di volta in volta, e a seconda delle esigenze di questa o quella produzione, la materia originale. Il risultato è una filmografia piena zeppa di titoli che raccontano, ciascuno a proprio modo, l’arcinota vicenda, interpellando a turno una delle tre versioni a disposizione. Per cui dopo aver assistito alla rielaborazione della celeberrima fiaba in tutte le salse possibili e immaginabili, al di là dell’esito, va riconosciuto a Kenneth Branagh e alla stessa Walt Disney di averci provato. Nasce così la Cenerentola dell’attore, regista e sceneggiatore britannico, nelle sale nostrane a partire dallo scorso 12 marzo, dopo aver chiuso la 65esima edizione della Berlinale.

Quella targata Branagh la si può considerare una sorta di versione 2.0, resa possibile da una sinergia armoniosa tra elementi di computer grafica e “materia” vivente che, paradossalmente, a differenza delle sofisticate tecnologie delle quali si serve, guarda con dedizione, amore e attenzione al DNA della pellicola del 1950, con passato, presente e futuro che convergono nelle quasi due ore di film. Nonostante il ricorso corposo ad effetti visivi di buona fattura, infatti, il regista irlandese riesce comunque a non perdere il controllo come un bambino in un negozio di giocattoli o di dolci, restituendo sullo schermo lo stesso sapore classico. Del resto, le recenti abbuffate alle quali ha preso parte come padrone di casa in Thor prima e Jack Ryan – L’iniziazione dopo, avrebbero saziato chiunque. Per rimanere il più possibile attaccato al modello originale, dunque, sceglie un approccio stilistico sobrio ed elegante, caratterizzato da una regia che predilige linee sinuose, movimenti puliti, scorrevoli e ampi, oltre a fluttuanti stedycam come nel caso della famosissima scena del ballo a corte. Il tutto sempre all’insegna di un mix di leggerezza, semplicità e autenticità, mai stucchevole. Non mancano i guizzi, le soluzioni e le punteggiature degne di nota, ben distribuiti nella timeline, che si fanno largo senza sgomitare tra le geometrie, le architetture, le invenzioni e le prospettive volute da Dante Ferretti, che sono il vero valore aggiunto dell’operazione insieme alle musiche avvolgenti di Patrick Doyle.

Inutile approfondire l’aspetto drammaturgico, con lo sceneggiatore Chris Weitz che si limita a riproporre le tappe narrative chiave del plot, al quale aggiunge una serie di correzioni che non ne stravolgono l’essenza primigenia, ma anche quel tocco di spirito in più che mancava all’epoca. Ne viene fuori uno script che sembra cucito addosso a Branagh, che gli permette di tornare ad atmosfere, toni, temi, stilemi, simboli, significanti a lui cari (in primis il passaggio dall’adolescenza all’età adulta), presenti nella sua filmografia, soprattutto in quella di natura shakespeariana. Ciò gli consente di giocare con l’archetipo, con la sua universalità che è giunta miracolosamente immacolata sino ai giorni nostri, donando all’intramontabile personaggio di Cenerentola una veste moderna, non da vittima sacrificale passiva in attesa del riscatto, capace di reagire immediatamente alle avversità della vita e al dolore causato dalle perdite subite, facendo breccia nel cinismo e nella cattiveria attraverso l’arma dell’ironia e del coraggio. Quella disegnata sullo schermo dal regista britannico è una fiaba fatta di sfumature e anche di colori scintillanti, dove i personaggi hanno una loro tridimensionalità, liberi così di essere qualcosa in più di semplici (s)oggetti iconici portatori sani di morale e sogni a buon mercato.

Nonostante tutto, il capolavoro del 1950 resta lontano e inarrivabile per questo live action, con il primo in grado di emozionare intere generazioni a distanza di decenni, con una genuinità, una sensibilità e una potenza empatica a limite della commozione, che la trasposizione di Branagh riesce solo a sfiorare e ad ammirare. Ciò che resta è comunque un pregevole spettacolo visivo che diverte e che accarezza il cuore, impreziosito dalle performance davanti alla macchina da presa di due straordinarie prime donne come Helena Bonham Carter e Cate Blanchett, rispettivamente nei ruoli della fata madrina e della matrigna, che mettono letteralmente nell’ombra i due co-protagonisti, la sensuale e brava Lily James (Cenerentola) e il barcollante Richard Madden (Principe Azzurro).

Voto: 7 e ½

Vito Casale