Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Barbara Rossi Prudente
Fotografia: Rocco Marra
Montaggio: Armando Duccio Ventriglia
Scenografie: Antonio Buonocore
Costumi: Iolanda Prisco
Musiche: Francesco Cerasi
Suono: Brando Mosca
Italia, 2011 – Drammatico – Durata: 101′
Cast: Alessandro Borgia, Salvatore Cantalupo, Emilio Vacca, Valentina Vacca e la partecipazione speciale di Ricky Tognazzi
Uscita: 23 maggio 2013
Distribuzione: Microcinema

Sale: 12

 I panni sporchi si lavano in famiglia

Ci sono voluti la bellezza di quattordici lunghissimi anni per far sì che Esterno sera trovasse la via della sala. Tanto è trascorso dalla stesura della sceneggiatura, premiata nel lontano 1999 al Premio Solinas, alla distribuzione con Microcinema dopo una prima apparizione nella sezione “Vetrina dei giovani cineasti italiani” della sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Un estenuante tira e molla che ha dato origine a un valzer di rinunce e ritardi, terminato solo nel 2010 quando si è scelto di percorrere la difficile strada dell’auto-produzione. Inutile piangere sul latte versato, perché alla fine tutto è bene ciò che finisce bene; ma quanta fatica e pazienza deve aver avuto Barbara Rossi Prudente per riuscire a dare alla luce la sua opera prima? Molta, moltissima, vista la dolorosa gestazione che ha dovuto affrontare per approdare dietro la macchina da presa, dopo un proficuo percorso nella produzione breve e nel cinema documentaristico. Ora una data esiste ed è fissata al 23 maggio 2013, con la pellicola diretta dalla regista campana che si va a collocare nel cartellone sul finire del Festival di Cannes. Dunque, al di là del risultato finale, le va quantomeno riconosciuto il merito di non aver mollato il progetto nemmeno davanti all’ennesima porta in faccia sbattuta dal produttore di turno.
Al centro della storia, Alba, tormentata e sfuggente figlia di fine millennio, che riceve dopo dieci anni la visita di suo cugino Fabrizio da Milano. I due si ritrovano al centro di un amore delicato e pericoloso. Il sentimento impedirà a Fabrizio di svelare il motivo reale della sua visita, ma in un finale a sorpresa, la ragazza scoprirà quel segreto taciuto e inaspettato. Sinossi alla mano diventa tutto molto più chiaro e cristallino, con i possibili, anzi probabili, motivi che hanno risucchiato Esterno sera nell’odissea che l’ha visto protagonista. L’incesto è da sempre, insieme a tanti altri, un tema piuttosto scottante che non ha mai riscosso particolare attenzione nella cinematografia nostrana (e non solo), perché visto come un tabù sul quale è preferibile non pronunciarsi, figuriamoci costruirci sopra il plot di un film. Non a caso la Settima Arte, almeno dalle nostre parti, si è pronunciata pochissime volte sul tema, tant’é che le pellicole che lo hanno affrontato di petto si contano sulle dita delle mani e tutte non esenti da critiche e attacchi: dal dramma intimista e decadente di Luchino Visconti, Vaghe stelle dell’Orsa (Leone d’oro alla Mostra di Venezia del 1965), al tragicomico, oratorio, grottesco e programmatico, ma comunque coraggioso Sangue – La morte non esiste, esordio alla regia di Libero De Rienzo datato 2006, passando per gli altalenanti Così come sei di Alberto Lattuada, Un dramma borghese di Florestano Vancini, Io, Caligola di Tinto Brass, il recente Gli sfiorati di Matteo Rovere e i mediocri Fotografando Patrizia di Salvatore Samperi e Il sorriso del grande tentatore di Damiano Damiani. Il film della Prudente si va di fatto a inserire in questa filmografia avara di titoli, i quali approfondiscono, affrontano o sfiorano il tema, rimanendone a loro volta sopraffatti, chi un modo e chi in un altro. Viene di riflesso, quindi, attribuire i suddetti ostacoli realizzativi al baricentro intorno al quale si sviluppa lo script firmato dalla Prudente, compreso la mancanza del contributo ministeriale, sopperito in parte dal sostegno della Campania Film Commission e dalla 19.11 Produzioni che se n’è fatta carico.
Esterno sera si avventura senza timori reverenziali nelle dinamiche conflittuali che l’argomento centrale va giocoforza a esplorare e lo fa rimanendo drammaturgicamente confinato nella sfera familiare, così come Visconti prima aveva fatto con la discussa pellicola del 1965. La regista campana rinchiude la storia in una dimensione intimista, sottraendola alle grinfie della tragedia a sfondo sociologico. Ne viene fuori comunque un dramma domestico su un amore pericoloso da percorrere, ambientato in un Sud barricato e ostile che guarda senza interferire il tentativo di ribellione di una ragazza che si sente soffocare da una realtà affettiva che le sta stretta e la destabilizza, frutto di legami violenti, omertosi e arcaici. Rinchiusa come gli uccellini in gabbia nell’appartamento che prende in affitto, la protagonista si aggrappa con le unghie e i denti all’amore clandestino che nutre nei confronti del cugino, al volo con il deltaplano, alle corse notturne a perdifiato su una strada trafficata, alla sua ambita e desiderata bellezza che le permette di far ingelosire e impazzire chi la circonda, per fuggire da una quotidianità piegata ai compromessi affettivi. La famiglia intesa come un vaso di Pandora che custodisce segreti, verità taciute, bugie e paure, destinato ad essere scoperchiato. Ciò contribuisce alla costruzione di un’architettura dai fragili equilibri, che si spezzano in un epilogo ampiamente prevedibile e telefonato dal retrogusto shakespeariano. L’esistenza di Alba diventa così il tappeto drammaturgico per tessere una tela di sottotracce che riguardano il conflitto tra generazioni, la frustrazione degli adulti, la rabbia dei giovani, il malessere degli uni e degli altri.
Ci si trova così al cospetto, prima di una narrazione che arranca tra momenti riusciti (le corse notturne contromano di Alba, che sono valse al film un V.M. 14 per pericolo emulazione!?) e passaggi più che barcollanti (la riunione a tavola sulla terrazza), poi a una chiusura che affossa definitivamente un’opera che si sforza di elevare a livello tragico la vicenda e si scontra con le modeste dimensioni drammatiche dei personaggi. Proprio il disegno di questi ultimi è l’altro tallone d’Achille dello script, incapace di tracciare originali one line dei singoli senza ricorrere allo stereotipo. A pagare il prezzo più alto non può che essere il cast, che a sua volta fa quello che è in suo potere per salvare il salvabile, con il sempre convincente Salvatore Cantalupo abile nel dare spessore empatico al rispettivo ruolo di padre e una Valentina Vacca nei panni di un’Alba costruita sul modello della Lucy di Io ballo da sola, brava e convincente, ma costretta a fare gli straordinari per sopperire alle mancanze interpretative altrui. Dal canto sua, la Prudente dimostra di avere padronanza della macchina da presa e un apprezzabile gusto fotografico, entrambi al servizio di una scrittura che mette in evidenza i soliti vizi e difetti che segnano la maggior parte delle opere prime, a cominciare dallo sfrenato desiderio degli esordienti di buttare nel pentolone il più possibile sino a ottenere una inevitabile saturazione degli ingredienti. 

Voto: * * . . .

Francesco Del Grosso

Clip L’incontro (Valentina Vacca e Ricky Tognazzi)

Clip Alba, ma che fai

Trailer