Scheda film
Regia e Montaggio: Vincenzo Alfieri
Soggetto: Vincenzo Alfieri, Alessandro Aronadio e Renato Sannio
Sceneggiatura: Vincenzo Alfieri, Alessandro Aronadio, Renato Sannio e Giuseppe G. Stasi
Fotografia: Davide Manca
Scenografie: Ettore Guerrieri
Costumi: Patrizia Mazzon
Musiche: Francesco Cerasi
Italia, 2019 – Drammatico/Azione – Durata: 110′
Cast: Fabio De Luigi, Edoardo Leo, Giampaolo Morelli, Giuseppe Ragone, Gian Marco Tognazzi, Mariela Garriga, Matilde Gioli
Uscita: 7 novembre 2019
Distribuzione: 01 Distribution

Il colpo di una vita

Torino, 1996. Un autista di un furgone portavalori, Luigi Meroni (Giampaolo Morelli), frustrato poiché l’allora Governo guidato da Lamberto Dini ha bloccato le cosiddette “pensioni d’oro”, procrastinando la sua di almeno vent’anni, medita di compiere una rapina “pulita” sfruttando la sua posizione per poter poi fuggire in Costa Rica. Riesce a convincere il collega Alvise Zago (Fabio De Luigi), rancoroso e metodico, e l’amico Luciano Bodini (Giuseppe Ragone), utile poiché con la piccola corporatura è l’unico che può nascondersi nel veicolo ed effettuare lo scambio di denaro. Zago coinvolge nel colpo anche il sodale con cui divide la proprietà di un pub, un piccolo malavitoso noto come “il Lupo” (Edoardo Leo). Quello che avrebbe dovuto essere il colpo perfetto, non andrà come sperato…

Vincenzo Alfieri, attore passato dietro la macchina da presa che ci aveva già colpito positivamente due anni fa con I peggiori, originale versione italiana di supereroi fin troppo normali, torna con un nuovo film da regista, in cui evita perfino di dirigersi. La curiosa storia, ispirata ad eventi veri accaduti quasi trent’anni prima e rintracciata in un articolo di giornale, non è nuova al grande schermo: a portarla su pellicola nel 2000 fu Gianluca Tavarelli con Qui non è il paradiso, con protagonisti Fabrizio Gifuni e Valerio Binasco, che si concentrava più sull’indagine poliziesca.

Gli uomini d’oro, tanto per sgombrare ogni dubbio, è un film che funziona, in mezzo ai neon degli anni novante, tra ritmo (il montaggio è dello stesso Alfieri), intepretazioni riuscite e una storia intrigante, proprio perché vera. La narrazione, raccontando la stessa vicenda tre volte attraverso il punto di vista di ciascuno dei tre “eroi neri”, rispettivamente “il playboy”, “il cacciatore” e “il lupo”, più che a Rashomon rimanda dichiaratamente, come ha ammeso il suo autore, a Il capitale umano di Virzì.

Il problema di fondo del film è che, pur con un cast interamente da commedia e con un regista che viene da una precedente commedia, NON è una commedia. Ma un noir piuttosto insolito nel panorama nazionale. Come se non bastasse, anche il titolo è fuorviante, rimandando, forse inconsapevolmente, ai due film diretti da Marco Vicario nel 1965 e nel 1966, 7 uomini d’oro e il sequel Il grande colpo dei 7 uomini d’oro, brillanti heist movies con stile, precursori della saga Ocean’s ancora di là da venire. Lo spettatore medio, stanti le premesse, aspetterà invano e con disappunto che il film, dopo qualche lieve ironia, concentrata soprattutto sull’effervescente personaggio di Morelli, esploda in commedia, implodendo invece verso situazioni sempre più drammatiche.

I tre protagonisti, nonostante tutto, sono molto credibili in ruoli molto distanti da quelli cui negli anni ci hanno abituati, con un Fabio De Luigi che si mangia tutti, in particolare dal momento in cui realizziamo quale sia la vera direzione in cui sceneggiatori  e regista abbiano deciso di procedere.

Il timore è che una pellicola riuscita e a suo modo originale non trovi un pubblico adeguato e possa andare male al botteghino, essendo destinata a deludere chiunqua si aspetti una divertente commedia e a non attirare chi si sarebbe gustato un dramma d’azione teso e ritmato.

Voto: 7

Paolo Dallimonti