Il film piu atteso alla Biennale è il seguito del Joker del 2019. Questa volta, Lady Gaga si unisce al regista Todd Phillips e a Joaquin Phoenix per un seguito che non è un thriller psicologico tradizionale, ma un semi-musical. Una mossa audace. Peccato che solo che l’esito non sia sempre all’altezza delle aspettative, variando dal registro drammatico a quello musicale in maniera non sempre lineare. Probabili siano stati necessari degli aggiustamenti anche per numerose critiche anche politiche per la violenza mostrata nel film del 2019 che ebbe un effetto shock a venezia e nel mondo. Questo seguito quindi presegue una sorta di ravvedimento di quanto proposto nel primo film con qualche scena ben riuscita ma alcune parti meno azzeccate.
Ritroviamo Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) nell’Arkham Asylum. Sta aspettando il processo per l’omicidio di cinque persone ed è stato iscritto a un corso di musicoterapia. Perché apparentemente è questa la ricompensa per chi prende le medicine e si comporta bene. Lì incontra Harleen “Lee” Quinzel (Lady Gaga), un’incendiaria grande fan di Joker. Inizia così una brutta storia d’amore che include successi dell’epoca d’oro di Hollywood.
Joker: Folie À Deux inizia promettendo con un omaggio ai Looney Tunes. Viene proiettato un cartone intitolato “Me and My Shadow”, il primo di molti riferimenti alla dicotomia, mentre si scopre che la folie titulare potrebbe non essere la delirante condivisione tra Arthur e Lee, ma la lotta di potere tra Arthur e il suo alter ego Joker.
Un plauso va al fatto che Joker: Folie À Deux faccia esattamente il contrario di quello che ci si aspetterebbe da un seguito di Joker; non solo contiene numeri musicali, ma è anche una commedia carceraria e un dramma giudiziario . Spiazzati tutti quelli quelli che avevano frainteso Joker. A favore di Phillips, va detto che fa di Folie À Deux uno strano missile goffo mirato alla cultura dei fan tossici, con riferimenti metatestuali sprecati riguardo il continuo bisogno di Arthur di essere rassicurato sulla qualità del film che è stato realizzato su di lui .
È una mossa inaspettata, ma che si rivela un po’ prevedibile. Nonostante alcuni spunti che toccano le distorsioni deliranti dell’inconscio collettivo, il culto della personalità e come nessuno si preoccupi dell’uomo dietro il trucco, Folie À Deux è uno spettacolo a tratti un po’ artificioso. I numeri musicali da fantasia sono ben girati dal direttore della fotografia Lawrence Sher, ma un po’ ripetitivi. Più audace sarebbe stato fare un musical a tutti gli effetti. Così com’è, Lady Gaga sembra sprecata come personaggio di supporto invece che come co-protagonista.
La sua audace mossa di utilizzare numeri musicali a tratti non coglie nel segno, poiché fanno poco per far avanzare la trama o la motivazione dei personaggi. La dedizione di Phoenix al ruolo è impressionante (sembra ancora più magro che nel primo film), e la prestazione si mantiene ad alto livello mantenendo il film, nonostante qualche difetto, nei binari dell’interesse per lo spettatore e della riuscita autoriale.
Voto 7
Vito Casale