Scheda film
Titolo originale: En Chance Til
Regia: Susanne Bier
Soggetto: Anders Thomas Jensen , Susanne Bier
Sceneggiatura: Anders Thomas Jensen
Fotografia: Michael Snyman
Montaggio: Pernille Bech Christensen
Scenografie: Jacob Stig Olsson, Louise Lonborg, Gilles Balabaud
Costumi: Signe Sejlund
Musiche: Johan Soderqvist
Trucco: Anne Cathrine Sauerberg
Suono: Eddie Simonsen, Anne Jensen
Danimarca, 2014 – Drammatico/Thriller – 104’
Cast: Nikolaj Coster-Waldau, Maria Bonnevie, Ulrich Thomsen, Nikolaj Lie Kaas e Lykke May Andersen.
Uscita: 02 Aprile 2015
Distribuzione: Teodora Film

Sale: 37

Bene o Male?…questo è il dilemma!

In principio, la storia sembra essere quella classica, la solita coppia di poliziotti che da la caccia ai cattivi di turno. E più specificatamente ad una coppia di drogati con pargolo al seguito, apparentemente maltrattato. Andreas (Nikolaj Coster-Waldau, protagonista della famosa serie Il Trono di Spade) e Simon (Ulrich Thomsen – In un mondo migliore, 2010), paladini della legge, fanno di tutto per mantenerla a dovere. Il primo ha una vita modello con la bella moglie Anna ( Maria Bonnevie – Insomnia, 1997) ed il loro splendido bambino nato da poco, l’altro invece lasciato dalla moglie ed in preda agli effetti dell’alcol notturno non trova pace con se stesso. Simon rischia così di copromettere il proprio lavoro, unica sua vera fonte di redenzione. Queste vite e situazioni si incroceranno imprevedibilmente, non svilippandosi attraverso i soliti luoghi comuni dell’action poliziesco, ma in maniera inaspettata. Verranno coinvolti in questo circo di eventi sopratutto i criminali, Tristan (Nikolaj Lie Kaas – Angeli e Demoni, 2009) e Sanne (Lykke May Andersen). Le scelte fatte da Andreas cambiaranno irreversibilmente le vite di tutti i protagonisti.

La trama del film tutto si può dire, ma non che non calzi a pannello con le tematiche care a Susanne Bier, regista danese pluripremiata in tutti i festival del mondo. Fiore all’occhiello del suo cinema sono le situazioni, cuore pulsante della vita, non semplici e sempre estremamente intricate. Momenti della quotidianità di difficile gestione. Vincitrice del Sundance Film Festival nel 2004 con lo sconvolgente Non desiderare la donna d’Altri e dell’Oscar come miglior film straniero nel 2011 con il coraggioso In un mondo migliore, questa autrice introduce in tutti i suoi lavori una forza centrifuga potente e motivante dove l’etica e la moralis la fanno da padrone assoluto.
Dopo lo sfortunato Una folle passione (2014), con la coppia Bradley Cooper/Jennifer Lawrence, parecchio sotto gli standard qualitativi della cineasta, la Bier è tornata a lavorare con il suo fidato sceneggiatore Anders Thomas Jensen. L’alchimia di un tempo non si è rinverdita, ma piuttosto si è incupita.

In A Second Chance non tutto comunque è da buttare. L’analisi dei comportamenti umani eticamente discutibili, ma non per forza condannabili, stimola il pubblico ad interrogarsi su cosa, in situazioni eccezionali sia giusto o meno fare. L’effetto delle scelte fatte, che cambiano gli andamenti delle altrui vite (in negativo ma anche in positivo, vedi Simon) con ramificazioni incontrollabili, è presente e ci sorprende.
Quindi, cos’è veramente giusto? E cosa è sbagliato in assoluto? Domande che mettono in discussione l’etica e la morale.
Con questo non si vuole dire che il bene ed il male possano vivere felici e contenti sotto lo stesso tetto dell’uguaglianza, ma quello che succede nel film ci fa capire perché l’uomo in determinate circostanze si comporti in maniera del tutto fuori dalla logica.
Come nella maggior parte dei suoi lungometraggi, Susanne Bier ci offre l’opportunità di vedere il futuro attraverso dei frame di pochi secondi. L’inevitabilità o le conseguenze della scelte fatte dalle persone ci vengono messe davanti. In quel determinato momento del film sono apparentemente senza significato, il quale prenderà il suo valore solo alla fine del percorso intrapreso dai personaggi.
L’uso frequente dei primissimi piani da parte dell’autrice rende intime quelle emozioni, che vanno dalla sofferenza all’angoscia dei protagonisti. I loro occhi persi nel vuoto riassumono perfettamente il loro stato d’animo. Vediamo anche l’innocenza negli occhi dei bimbi, inermi alle scelte degli adulti. Tutto questo sopperisce alle interpretazioni routinarie di tutto il cast, (si salva solo il sempre convincente Ulrich Thomsen, attore feticcio della Bier) che non da quel quid in più per migliorare il film.
Gli errori più evidenti di A Second Chance stanno nell’esasperazione delle metafore del dispiacere. Un po’ meno strazio avrebbe consentito agli eventi di avere una dinamicità più consona e sensibile con l’argomento. Quel senso di pesantezza che si porta dietro ogni scena si fa sentire e con lo scorrere dei minuti lo spettatore se ne fa carico.

Sono da recuperare soprattutto i vecchi film della regista danese e del suo fidato sceneggiatore: Open Hearts (2002), Dopo il Matrimonio (2006), Noi due Sconosciuti (2007) e gli altri sopraccitati. Storie che toccano profondamente l’animo dello spettatore e lo portarlo a pensare. La violenza scuote e ci fa riflettere. La creatività nasce proprio da questo, la normalità combinata con quel senso di forte paura e di irrequietezza. La scossa che ci viene inflitta ci consente di creare e di usufruire di una “seconda chance”, come succede ai protagonisti di questo film.

Voto: 5 e ½

David Siena