Scheda film
Titolo originale: 28 years later
Regia: Danny Boyle
Soggetto: basato sul film 28 giorni dopo
Sceneggiatura: Danny Boyle e Alex Garland
Fotografia: Anthony Dod Mantle
Montaggio: Jon Harris
Scenografie: Dan Clay e Ewa Galak
Costumi:
Carson McColl e Gareth Pugh
Musiche: Young Fathers
G.B./USA, 2025 – Horror – Durata: 115′
Cast:
Jack O’ Connell, Aaron Taylor-Johnson, Ralph, Fiennes, Jodie Comer, Emma Laird, Robert Rhodes, Erin Kellyman
Uscita in sala: 18 giugno 2025
Distribuzione: Eagle Pictures
L’isola dei famelici
Sono trascorsi 23 anni da quando Cillian Murphy si aggirava sconvolto e attonito per una Londra deserta. Ne sono passati altri 18 da quando, contenuta l’epidemia del virus della Rabbia alla sola Londra, Robert Carlyle contribuiva a diffonderla nel resto del continente europeo.
Dopo il film del 2002, scritto da Alex Garland e diretto da Danny Boyle, e la parentesi diretta da Juan Carlos Fresnadillo nel 2007, lo sceneggiatore e il regista inglesi tornano con questa sorprendente pellicola che apre quella che sarà una nuova trilogia.
Se, a rigore, il titolo sarebbe dovuto essere, secondo la logica progressione, 28 mesi dopo, l’enorme distanza temporale ha fatto propendere più per una questione di anni.
Mentre in 28 giorni dopo e ancora di più nel sequel 28 settimane dopo si giocava molto sull’action, qui Garland e Boyle prediligono il fattore umano. C’è da notare che anche il contagio, per necessità di copione, si diffonde in maniera molto meno drammatica ed immediata: probabilmente il virus, nei lunghi anni di permanenza endemica si sarà senz’altro attenuato. Ma quello che interessa veramente agli autori sono i rapporti umani, gli effetti dell’isolamento sulle persone – allusione alla pandemia da Covid-18? – e il ritorno ad un’esistenza elementare, in cui il principale obiettivo è sopravvivere. I personaggi così non sono affatto stereotipati, ma dotati di estrema profondità, ed anche la narrazione rifugge facili soluzioni, scartando la mattanza e andando oltre, ricercando l’Uomo.
L’Inghilterra è ormai completamente isolata dal resto dell’Europa e del mondo – sottile metafora della Brexit? – e su un’isola i superstiti cercano di resistere agli infetti. Jamie (Aaron Taylor-Johnson) cerca di crescere suo figlio Spike (Alfie Williams), conducendolo anche fuori dall’isola in un rito di iniziazione, e di gestire la moglie Isla (Jodie Comer) che, pur non infetta, sembra avere degli strani sintomi. Quando il piccolo scoprirà l’esistenza di un medico sopravvissuto al di fuori della comfort-zone, il famigerato Dr. Kelson, non esiterà ad avventurarsi portando con sé la madre al fine di poterla curare…
Molti sono i riferimenti ai due film precedenti – ad esempio il personaggio di Isla richiama molto quello della portatrice sana Alice in 28 settimane dopo – e tantissimi i guizzi autoriali: dai Teletubbies in TV mentre esplode l’infezione al poema “Boots” di Rudyard Kipling, messo a commentare le immagini dell’Enrico V di Laurence Olivier che si inframmezzano nelle vicende mostrate, fino alla comparsa del maestoso Ralph Fiennes, la cui sola entrata in scena meriterebbe già un applauso, insieme alle sue torri fatte d’ossa.
Boyle continua pure a sperimentare: se 28 giorni dopo era uno dei primi film ad essere interamente girati in digitale, questo per buona parte è stato ripreso per gran parte con degli iPhone 15 Pro Max.
28 anni dopo è una felice sorpresa, poiché, dopo tanti anni, due talentuosi cineasti riescono a sfornare un film potente, che non rifugge il genere horror, anzi, ma lo affronta di petto e riesce anche a piegarlo e superarlo per parlare di esseri umani, dei rapporti tra di loro e di quelli tra padri, siano essi biologici, spirituali o putativi, e figli. E, in un micro-mondo devastato, riesce anche ad aprire alla speranza a più livelli e, in alcuni punti, persino a commuovere.
Voto: 7 e ½
Paolo Dallimonti