Scheda film
Titolo originale: The babadook

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Jennifer Kent
Fotografia: Radek Ladczuk
Montaggio: Simon Njoo
Scenografie: Alex Holmes
Costumi: Heather Wallace
Musiche: Jed Kurzel
Suono: Robyn McFarlane
Australia/Canada, 2014 – Horror – Durata: 93′
Cast: Essie Davia, Noah Wiseman, Daniel Henshall, Hayley McElhinney, Barbara West, Benjamin Winspear, Chloe Hurn
Uscita: 15 luglio 2015
Distribuzione: Koch Media

Chi ha paura dell’uomo nero?

Amelia (Essie Davis) ha perso il marito in un gravissimo incidente mentre la portava in ospedale per partorire il loro figlioletto Samuel (Noah Wiseman) e già nelle prime, oniriche immagini riviviamo la scena, senza naturalmente capire a che cosa si riferisca.
Amelia è molto depressa e deve vedersela, sola, col piccolo Samuel, bambino difficile ed iperattivo, che la mancanza di un padre ha reso ancor più ingestibile.
Le cose peggiorano quando in casa trovano un libro illustrato che racconta del Babadook, un essere diabolico destinato ad entrare negli incubi di chi ne ha paura per distruggergli la vita. Se Samuel è sempre più convinto e spaventato, Amelia è sempre più certa che siano solo fantasie del figlio, finché non dovrà rendersi conto a sue spese di come l’entità sia sempre più reale…
La figura dell’Uomo Nero al cinema, con tutto quello che si porta dietro, ha sempre avuto il suo fascino ed il suo successo: se Candyman – Terrore dietro lo specchio (1992), Boogeyman – L’uomo nero (2005) e I bambini di Cold Rock (The tall man) (2012) lo portavano direttamente sullo schermo (con risultati alterni), non è difficile scorgere il “babau” in celebri assassini della storia del cinema horror, dal Michael Myers di Halloween, al Jason Voorhess di Venerdì 13, fino al re di tutti gli spauracchi, il Freddy Kruger di Nightmare – Dal profondo della notte.
Jennifer Kent, al suo debutto nel lungometraggio cinematografico, confeziona un interessante pellicola del terrore a sfondo psicologico, partendo da alcuni cardini come un grave lutto, un figlio difficile da crescere in solitudine e la depressione conseguente al parto. Su queste già solide basi innesta il classico giro di vite, dato dalla figura del Babadook. Tutto il film è basato e si regge sapientemente sull’ambiguità di questa figura: è tutta una probabile invenzione della povera Amelia e dell’inquietante Samuel, in una gara di follia, oppure no? O forse entrambe le cose?!
L’abilità della Kent, che scrive e dirige, sta nel non sciogliere l’arcano fino alla fine, in un gioco sul filo del rasoio e improntato al costante rialzo di tensione che tiene lo spettatore incollato allo schermo fino all’ultima scena, addirittura quasi divertente, ma irrivelabile.
I riferimenti della regista sono molto alti, citando perfino Méliès ed inserendo nelle sue antiche immagini quelle del Babadook, in un curioso ed inquietante gioco citazionista. Anche l’immagine stessa del mostro è ispirata a Lon Chaney ne Il fantasma del castello (London After Midnight). La fotografia fredda di Radoslaw Ladczuk, che predilige i toni scuri, ed alcune situazioni narrative e scelte di regia riportano infine alla mente i primi lavori della connazionale Jane Campion.
Babadook si colloca così a metà tra la pellicola d’autore e l’horror e soprattutto, fatto non trascurabile di questi tempi, fa spesso paura.

Voto: 8

Paolo Dallimonti