Scheda film
Titolo originale: The sea of trees
Regia: Gus Van Sant
Soggetto e Sceneggiatura: Chris Sparling
Fotografia: Kasper Tuxen
Montaggio: Pietro Scalia
Scenografie: Alex DiGerlando
Costumi: Danny Glicker
Musiche: Mason Bates
Suono: Felix Andrew
USA, 2015 – Drammatico – Durata: 110′
Cast: Matthew McConaughey,  Naomi Watts, Jordan Gavaris, Katie Aselton, Ken Watanabe, James Saito, Owen Burke
Uscita: 28 aprile 2016
Distribuzione: Lucky Red

Esce in Italia un anno dopo il festival di Caness il criticatissimo film di Gus Van Sant La Foresta dei Sogni. Sogni per modo di dire perchè il film è ambientato nella celeberrima “foresta dei suicidi” in Giappone.

Critiche ferocissime a Cannes e voti della critica bassissimi, per un film molto personale e coraggioso, nello stile del regista. Purtroppo questa volta le derive emotive non sono sempre azzeccate e cadono di tanto in tanto nello scontato.

Abbandonato definitivamente lo stile più impegnativo e rigoroso di film come la Palma d’Oro Elephant, Last Days o addirittura Gerry, qui siamo dalle parti di un film strappalacrime sulla depressione e il ritorno alla vita (ed è possibile che Van Sant e lo sceneggiatore Chris Sparling siano stati ispirati dal film contemplativo di Naomi Kawase, in concorso a Cannes nel 2007.)

La partitura musicale appiccicosa,  con archi e legni, dalla prima scena dell’aeroporto evidenzia inequivocabilmente un mood di autocommiserazione e di auto-perdono per tutto il film.

Matthew McConaughey, interpreta Arthur, un matematico accademico (e perciò indossa gli occhiali). È in viaggio per Aokigahara, un vasto deserto boscoso ai piedi del Monte Fuji in Giappone, noto come un luogo dove la gente viene a togliersi la vita. Una volta lì, si vede un altro pellegrino della disperazione: Takumi (Ken Watanabe), un uomo d’affari giapponese in un abito sgualcito. Arthur lo aiuta, e i due uomini iniziano una sorta di amicizia mentre cercano di trovare una via d’uscita dalla foresta. Nel loro rapporto, il film rivela la sua fastidiosa deriva anti-scientifica e anti-razionale. Se non la si accetta, la si rifiuta pesantemente, odiando il film.

Naomi Watts fa del suo meglio con il ruolo della moglie di Arthur: e il film sembra prendere il volo sulla loro vita reale. Ma poi un’ombra scura cade su di loro – di redenzione e di amore-rinnovamento – ma il finale rende tutto troppo inverosimile e irrazionale.

Vediamo i cadaveri di suicidi lì, nella foreste, rivelati con tanta, troppa disinvoltura, ma il film non riesce a decidere se devono farci paura o tristezza. Quindi a tratti ci allontana… “Perchè tutto questo?!”, ci chiediamo e rimaniamo in mezzo al guado di quello che poteva essere un grande affresco poetico, ma non è stato. Comunque meritevole di visione.

Voto: 6

Vito Casale