Scheda film
Titolo originale: La Mélodie
Regia e Soggetto: Rachid Hami
Sceneggiatura: Rachid Hami, Guy Laurent e Valérie Zenatti
Fotografia: Jérôme Alméras
Montaggio: Joëlle Hache
Scenografie: Adélaïde Mauvernay
Costumi: Joan Bich
Musiche: Bruno Coulais
Suono: Eric Tisserand
Francia, 2017 – Drammatico – Durata: 102′
Cast: Kad Merad, Alfred Renely, Samir Guesmi, Tatiana Rojo, Mathieu Spinosi, Slimane Dazi, Zakaria-Tayeb Lazab, Jean-Luc Vincent
Uscita: 26 aprile 2018
Distribuzione: Officine UBU

Quando la musica è solo un modo per dire CIAO

Simon è un celebre violinista disilluso, la cui carriera sembra essersi ormai arenata davanti ai tanti dubbi esistenziali e alle sue irrisolte problematiche di artista. Per tal ragione accetta di lavorare in una scuola alle porte di Parigi. I suoi metodi d’insegnamento rigorosi si scontreranno però, molto presto, con le vite dei giovanissimi teppistelli della banlieu.
Ma nello sconforto generale di questo suo nuovo lavoro, ecco che Simon trova nel piccolo Arnold un talento cristallino che lo costringerà a rivedere le priorità della sua vita privata e professionale.
Basteranno l’entusiasmo e le indiscutibili capacità di una singola giovane promessa della musica classica a rigenerare il residuo entusiasmo di Simon e della sua classe di allievi, in vista del saggio finale alla Filarmonica di Parigi?
Dopo il mediometraggio del 2008 Choisir d’aimer, con Leïla Bekhti e Louis Garrel, il regista franco algerino Rachid Hami, firma la sua opera prima, cinema di formazione per gli amanti del compositore russo Rimskij-Korsakov.
La Mélodie non sposta di una virgola il limite del cinema contemporaneo, non infrange alcuna regola, anzi ricalca terreni già battuti in un prevedibile, ma riuscitissimo musical-dramma di periferia che si ispira al realismo bressoniano, rifacendoci provare le stesse emozioni di Divines della scorsa stagione cinematografica, quando le ribelli della regista Uda Benyamina (anche lei alla sua opera prima), le fecero conquistare Caméra d’or al Festival di Cannes 2016.
L’intento di Hami non è quello di sconvolgere o cambiare le carte in tavola, lui quasi si dimentica della telecamera, in pieno stile “Dogma 95”.
In un cinema pieno di autori autoreferenziali e protagonisti delle loro stesse opere, Hami, sposta invece l’attenzione sulla recitazione dei giovani attori non professionisti, da lui scelti per questa pellicola che riesce ad emozionare grazie proprio alla forte connotazione documentaristica.
Un film genuino, che parla allo spettatore in maniera sincera e urla tutta la sua urgenza narrativa, nata in primis dalla vita personale del regista, che a 8 anni si trasferì dall’Algeria nel quartiere Pierrefitte-sur-Seine, non proprio il Marais, dove qualche anno più tardi, ebbe la fortuna di conoscere Abdellatif Kechiche, senza dubbio il miglior regista francese della sua generazione, che lo fece recitare in quel bellissimo affresco di gioventù che è stato La schivata.
Con Kechiche, Hami condivide la passione per un cinema diretto, fatto di personaggi veri, conflittualità generazionali e multiculturali, in quel melting pot che è diventata la Francia negli ultimi 50 anni. Ma soprattutto con La Mélodie, vuole esprimere un concetto tanto semplice quanto rivoluzionario, la musica come linguaggio universale, che non conosce età, religione, razza e cultura.
D’altronde come ci ricorda dal 1977 la coppia Steven Spielberg/Francois Truffaut, anche fossero marziani, niente “guerre pentatonique”, bastano cinque note per instaurare un dialogo.
Cinque, come le lettere della parola “Hello”.

Voto: 7

Giuseppe Silipo