Scheda film
Regia: Alan Taylor
Basato sui personaggi creati da: James Cameron, Gale Anne Hurd
Sceneggiatura: Laeta Kalogridis, Patrick Lussier
Fotografia: Kramer Morgenthau
Montaggio: Roger Barton
Scenografie: Neil Spisak
Costumi: Susan Matheson
Musiche: Lorne Balfe
Trucco: Anji Bemben
Effetti Speciali: Mark Hawker
USA, 2015 – Fantascienza/Azione – 126’
Cast: Arnold Schwarzenegger, Jason Clarke, Emilia Clarke, Jai Courtney, Lee Byung-hun, J. K. Simmons, Dayo Okeniyi
Uscita: 09 Luglio 2015
Distribuzione: Universal Pictures Italia

Terminator Genisys. La desolazione di Schwarzy.

Los Angeles, anno 2029. Incombe la guerra tra gli uomini e le macchine. La battaglia finale e l’epilogo sono alle porte. John Connor (Jason Clarke, Apes Revolution – 2014), leader della resistenza e Skynet, intelligenza artificiale, si trovano ad affrontare l’ultimo decisivo scontro, o almeno è quello che crede il capo dei ribelli. La macchina pensante, ormai ai ferri corti, gioca il suo asso nella manica. Una macchina del tempo in grado di spedire nel passato uno spietato robot, un Terminator, con l’incarico di uccidere Sarah Connor (Emilia Clarke, la Daenerys Targaryen della famosa serie Il Trono di spade), madre del futuro condottiero.
La resistenza scopre il piano di Skynet e decide di spedire nel 1984 insieme al Terminator, il soldato Kyle Reese (Jai Courtney, Divergent – 2014), in modo che possa proteggere la giovane donna. Ma proprio nel momento del balzo temporale, accade qualcosa di inaspettato. John Connor viene attaccato da una strana entità. Il mondo di Terminator come noi lo conosciamo, per intenderci quello basato sulla storia originale basata sui personaggi creati da James Cameron e Gale Anne Hurd, viene spazzato via. Il passato è diventato un mondo alternativo (come succedeva, con esiti più concreti, nella saga di Ritorno al Futuro 1985-1990), dove anche noi spettatori ci troviamo sinceramente spiazzati. Inizia così la nuova e mutata avventura, che vede un Guardiano Terminator (Arnold Schwarzenegger, Predator – 1987) proteggere fin dall’infanzia la piccola Sarah Connor. Il cyborg diventa per lei un “papà” in grado di stimolarla e prepararla per la lotta contro le macchine. La missione della donna sarà sventare il Giorno del Giudizio.

Con Terminator Salvation (2009) si era provato a rilanciare il franchise della saga diventata cult, cercando così di far passare nel dimenticatoio lo scarso Terminator 3 – Le macchine ribelli (2003).
Pensavamo che peggio di questi non si potesse fare, invece siamo stati prontamente smentiti con questo quinto capitolo. Terminator Genisys farebbe ribaltare nella tomba James Cameron. Per fortuna che l’ideatore e regista dei primi due indimenticabili capitoli (Terminator – 1984 e Terminator 2-Il Giorno del Giudizio – 1991) non è ancora passato a miglior vita.
Siamo davanti ad un lungometraggio con poche idee e decisamente confuse anche in fase di regia (Alan Taylor, Thor-The Dark World – 2013). La sceneggiatura è debole, ne consegue un guazzabuglio di immagini che neanche il mito di Arnold Schwarzenegger riesce a salvare. La narrazione è affidata a Kyle Reese, che non trova la via d’uscita in un inutile labirinto colmo di scontati imprevisti. La storia, meravigliosa nei primi due episodi, è un collage scadente di film fantascientifici. Il solido scheletro drammaturgico dei film di Cameron, impostato sull’azione, sulla caccia del gatto al topo senza un minuto di respiro, attraverso plausibili loop temporali, qui è ridotto ad un cumulo di ossa senza una propria sede. Schizzati frammenti che non vengono ricomposti neanche dalle prove attoriali. Nella saga originale, la caratterizzazione dei protagonisti era approfondita, supportata dalla forza e dalla tenacia interpretativa di attori del calibro di Linda Hamilton (Sarah Connor originale), Robert Patrick (T-1000 de Il Giorno del Giudizio) e Michael Biehn (Kyle Reese del primo film). Per non parlare dello Schwarzenegger post governatore della California, imbianchito e lontano cugino dell’ironico protagonista di True Lies (1994).

Terminator Genisys è l’ennesimo sci-fi costruito solo per incassare al botteghino. Uno dei pochi aspetti positivi è nella lettura di una parte della modernità contemporanea. Tutto il mondo è connesso. Nel film l’umanità attende la connessione all’applicazione Genisys (che in realtà è il nome celato di Skynet). Connettività che ci lega strettamente alle macchine. Dispositivi che ci consentono si usufruire della comunicazione direttamente dal palmo della nostra mano. Positiva evoluzione tecnologica, che si evolve di ora in ora. Il contraltare è un’alienazione dal vero quotidiano. Un abuso di potere che ci incolla ad un display e ci illude che il mondo vero sia in quale chissà applicazione. La sensazione che le macchine ci comandino o comunque ci influenzino è davvero reale. Uomo e macchina potranno vivere insieme senza sgambettarsi a vicenda? Dilemma di atavica memoria, ancora senza risposta. L’epilogo del film ci dà qualche speranza, alla quale si arriva arrancando, cinematograficamente parlando, come nei Matrix Reloded e Revolution (entrambi del 2003).

Terminator Genisys avrebbe bisogno di un deus ex machina, che gli consenta di sbrogliare una trama caotica e senza una degna via di risoluzione. Prerogativa che si lega ad un testo poco leggibile e di modesta autorialità. L’universo di Terminator meritava una considerazione maggiore. Il naufragare verso una débacle annunciata fin dai primi minuti di visione, ci fa rimpiangere un certo tipo di cinema targato anni 80’. Mosaico di citazioni. Cinema nostalgico, nato come cinema del ripetere, che copiava dal passato. Questa modalità di concepire la settima arte aveva un’identità propria, che diventava originale a modo suo e ci intratteneva incollandoci allo schermo per ore ed ore.

Voto: 4

David Siena